Cantieri che costruiscono un mondo nuovo - 9788897016106

Cantieri che costruiscono un mondo nuovo: "Prendiamo questo cantiere. Io qua ci abito da sei mesi, con le mie figlie. Per quattro mesi siamo state le uniche inquiline, ora le palazzine si vanno popolando. Abbiamo dovuto vendere la casa precedente per sopravvenute necessità economiche e abbiamo comprato questo piccolo appartamento, realizzando un discreto margine di risparmio. Fin qui è filato tutto liscio. Poi ha cominciato a nevicare, nevicare, nevicare sempre più spesso e poi a piovere, piovere e non la finiva più; i lavori non andavano avanti, la famiglia a cui avevamo venduto la casa pretendeva che le fosse consegnata al più presto per motivi giustificabilissimi. Pagare l'affitto quando sei proprietario altrove non ha molto senso. Così noi ci siamo trasferite dentro le nostre quattro mura, edificate tra una gru, un parcheggio di ruspe, una montagna di sacchi di cemento alta fino al nostro piano, cumuli di detriti, dune di sabbia, bancali sparsi, cavi di corrente allacciati da una finestra all'altra, barili di bitume, ghiaia anche per le scale, puzza d'asfalto fresco, schegge di legno e polvere di travertino tra i capelli ogni volta che entravamo in casa. Si è rivelata un'esperienza molto istruttiva rispetto alla quale i disagi non sono niente. Senza spendere tutti quei soldi che ci vogliono per andare all'estero in estate, frequentare le tassative venti ore di lezione settimanali d'inglese, senza salire su nessun aereo, il cantiere ci ha messo a stretto contatto con un altro mondo: quello dell'immigrazione. Un concentrato di varietà umane". I "cantieri" di un'Italia nuova, di un mondo nuovo, passano attraverso
"Let's take this yard. I've been here for six months with my daughters. For four months we were the only tenants, now the buildings are having a populate. We had to sell the previous house for economic needs and bought this small apartment, making a decent margin of savings. So far, everything's been smooth. Then it started to snow, snow, snow more and more often and then rain, rain and never end; the work did not go on, the family to whom we had sold the house demanded that it be delivered to it as soon as possible for very justifiable reasons. Paying rent when you're owner elsewhere doesn't make much sense. So we moved into our four walls, built between a crane, a ruspe parking lot, a mountain of concrete bags up to our floor, piles of debris, sand dunes, scattered pallets, power cables laced from window to window, bitumen barrels, gravel even for stairs, smells of fresh asphalt , shards of wood and travertine powder in our hair every time we entered the house. It turned out to be a very informative experience against which inconvenience is nothing. Without spending all that money it takes to go abroad in the summer, attend the mandatory twenty hours of english lessons per week, without getting on any plane, the shipyard has put us in close contact with another world: that of immigration. A concentrate of human varieties." The "construction sites" of a new Italy, of a new world, pass through