La parola, il gesto e il segno. Le azioni simboliche di Geremia e dei profeti - 9788810410240

La parola, il gesto e il segno. Le azioni simboliche di Geremia e dei profeti: Geremia è una delle figure più affascinanti dell'Antico Testamento. La passione che affiora dai suoi oracoli e la tragicità della sua vicenda personale hanno una profondità e un fascino del tutto singolari. In un momento storico estremamente difficile, quello che precede e segue l'esilio degli ebrei nel 587 a.C., il profeta è chiamato a raffigurare nella sua carne, come sulle due facce di una stessa medaglia, la sofferenza del popolo e quella di Dio. Compreso fino in fondo nel ministero profetico, egli evoca Giobbe o il Servo sofferente di Isaia, ma appare soprattutto un typos del Cristo: per l'impeto della sua predicazione, per la ruvidità della sua sofferenza, soprattutto per la singolarità del celibato a cui è chiamato. Il cliché che da sempre ha dominato l'ambito esegetico è quello del profeta "oratore", mentre gli studi sui gesti profetici si sono finora concentrati sulla storicità, sul rapporto con alcune manifestazioni affini del mondo antico (la magia, il teatro di strada e il pantomimo) e sulla matrice retorico-persuasiva. Eppure i gesti simbolici non sono elementi secondari del ministero profetico o semplici visualizzazioni figurative, ma complessi eventi comunicativi che convocano simultaneamente tre registri espressivi: quello gestuale, quello narrativo e quello simbolico. La scelta di Geremia 16,1-9 come campione d'esame ha due motivi principali: si tratta di una pericope poco studiata nel panorama esegetico e costituisce un passaggio esemplare...
Jeremiah is one of the most fascinating figures of the old testament. The passion that rises from its oracles and the tragedy of his personal story have a depth and a unique charm. In a historical moment extremely difficult, what precedes and follows the exile of the Jews in 587 BC, the Prophet is asked to portray in his flesh, as the two sides of the same coin, the suffering of the people and that of God. Including the way into the prophetic Ministry, he conjures up Job or the suffering servant of Isaiah, but appears especially a typos of Christ: for the impetus of his preaching, the roughness of his suffering, especially for the singularity of the bachelor party in which it is called. The clich?? that has always dominated the Exegetical context is that of the prophet "orator", while studies on prophetic gestures have so far focused on history, on the relationship with some related events of the ancient world (magic, street theatre and pantomime) and rhetorical matrix-persuasive. Yet the symbolic gestures are not children of the prophetic Ministry or just figurative, but complex communicative events convene views simultaneously three registers of expression: narrative and symbolic gesture, one that. The choice of Jeremiah 16.1 -9 as examining sample has two main reasons: it is a pericope little studied in Exegetical panorama and constitutes an exemplary step ...