Ferramonti 1943. Con immagini del campo di concentramento per ebrei di Ferramonti di Tarsia - 9788865704424

Ferramonti 1943. Con immagini del campo di concentramento per ebrei di Ferramonti di Tarsia: Nella Calabria del 1943, caratterizzata da violenze e soprusi che sono retaggio di un passato feudale che sopravvive intatto nel presente, la morte di un bracciante, un "nessuno" secondo i "galantuomini", sembrerebbe destinata a non lasciare traccia nella coscienza collettiva, ma così non sarà. Così attraverso gli occhi di un ragazzino, coinvolto in una vicenda drammatica di cui non capisce la causa, e gli scatti di una straordinaria macchina fotografica, la Bessa Voigtländer del 1935, scorrono segreti gelosamente custoditi. Retrospettivi, come i campi d'internamento fascisti per ebrei, in particolare quello di Ferramonti di Tarsia, scomparsi nel nulla. Vividi come le lotte per la terra al cui interno emergono storie drammatiche, come la morte di Giuditta Levato, uccisa da un barone che difendeva la "sua" terra. La comprensione completa della vicenda non arriverà tuttavia che alla fine, rivelandone la protervia ma anche la banalità. Ancora una volta con Hannah Aarendt possiamo dire "la banalità del male".
Nella Calabria del 1943, characterized by violence and abuse that are the legacy of a feudal past that survives intact in the present, the death of a laborer, a "nobody" according to "gentlemen", it would seem destined to leave no trace in consciousness collective, but so it won't be. So through the eyes of a child involved in a dramatic story that doesn't understand the cause, and the shots of an amazing camera, Bessa Voigtl??nder of 1935, flowing closely guarded secrets. Retrospective, as internment camps for Jews, particularly the fascists Ferramonti di Tarsia, disappeared into thin air. Vivid as the struggles for the land in which dramatic stories emerge, like the death of Giuditta Levato, killed by a Baron who defended his land. The complete understanding of the story won't get, however, that in the end, revealing the arrogance but also the banality. Once again with Hannah Aarendt we can say "the banality of evil".