Si chiamava Anne Frank. Con e-book - 9788851157166

Si chiamava Anne Frank. Con e-book: Il Diario di Anne Frank, testimonianza dolorosa dell'Olocausto e allo stesso tempo piccolo capolavoro di scrittura, mantiene intatta anno dopo anno la sua popolarità. Pochi sanno però che quel diario, rilegato a scacchi bianchi e rossi e riempito dalla grafia fitta e minuta di una quindicenne, non sarebbe mai arrivato fino a noi se una ragazza olandese di origine austriaca non l'avesse salvato e custodito, con la speranza - purtroppo illusoria - di restituirlo alla sua proprietaria. Quella ragazza si chiamava Miep Gies, e questa è la sua storia: comincia un lunedì mattina del 1933, quando si presenta per un colloquio di lavoro alla ditta Travies & Co. A riceverla è Otto Frank, ebreo tedesco da poco emigrato ad Amsterdam con la moglie Edith e le figlie Margot e Anne per sfuggire alle persecuzioni naziste. Divenuta presto amica di famiglia dei Frank, Miep li aiuta nei loro giorni più difficili: quando nel 1942 i rastrellamenti delle SS rendono ormai impossibile la vita agli ebrei, insieme al marito decide di nascondere la famiglia Frank in un appartamento segreto sopra gli uffici dell'azienda. Per i due anni seguenti sono loro a occuparsi della famiglia di Anne, non solo proteggendoli e sfamandoli ma cercando di rendere la clandestinità un po' più sopportabile. Testimone privilegiata - oltre che amica e aiutante -, Gies illumina gli eventi minimi ed essenziali della vita dentro il rifugio: come ha scritto Elie Wiesel, «vede tutto, immagina il resto, raccoglie gesti, parole, sguardi» fino al noto, terribile epilogo. Ma la morte di Anne, deportata a Bergen Belsen, non è la fine
Anne Frank's Diary, a painful testimony of the Holocaust and at the same time a small masterpiece of writing, keeps its popularity intact year after year. Few people, however, know that that diary, bound to red and white chess and filled with the dense and petite handwriting of a 15-year-old girl, would never have come to us if a Dutch girl of Austrian origin had not saved and guarded it, with the hope - unfortunately - unfortunately illusory -- to return it to its owner. That girl's name was Miep Gies, and that's her story: she starts on a Monday morning in 1933, when she shows up for a job interview at Travies & Co. To receive it is Otto Frank, a German Jew who recently emigrated to Amsterdam with his wife Edith and daughters Margot and Anne to escape Nazi persecution. Miep soon became a family friend of the Franks, helping them on their most difficult days: when in 1942 the SS roundups made life impossible for the Jews, she and her husband decided to hide the Frank family in a secret apartment above the company offices. For the next two years, they took care of Anne's family, not only protecting and feeding them but trying to make the underground a little more bearable. A privileged witness - as well as a friend and helper - Gies illuminates the minimal and essential events of life inside the refuge: as Elie Wiesel wrote, "she sees everything, imagines the rest, gathers gestures, words, looks" until the well-known, terrible epilogue. But Anne's death, deported to Bergen Belsen, is not the end