Le dannate. Storia delle sorelle Napoli che non si arrendono alla mafia - 9788804716525

Le dannate. Storia delle sorelle Napoli che non si arrendono alla mafia: «Ci sono storie che scegliamo noi di raccontare, le selezioniamo tra le mille da cui ogni giorno veniamo bombardati, e le curiamo, le coltiviamo fino a quando non sono pronte per andare in onda. Poi ce ne sono altre che, invece, si scelgono da sole; se ne stanno lì nascoste in qualche cassetto, in qualche ritaglio di giornale, e al momento giusto saltano fuori, ti chiamano, si rubano la scena. E a te non resta altro che lasciarle fare e ammirare in silenzio lo spettacolo. Le prime sono, numericamente, la maggior parte. Sono quelle che compongono il nostro panorama informativo. Un po' dei "polli da batteria", diciamoci la verità, ma il nostro lavoro è fatto anche di questo. Le seconde sono rarissime, però speciali. Hanno una vita tutta loro, durano quanto vogliono, vanno dove gli pare. E tu non le puoi fermare, non le puoi indirizzare. Al massimo puoi provare a capirle prima degli altri, per spiegarle meglio al pubblico, per farle "tue". La storia delle sorelle Napoli appartiene a questa seconda categoria. Dal momento in cui la lessi per la prima volta, sulle pagine della cronaca di Palermo della "Repubblica", mi resi conto che dentro c'era qualcosa di fatale. Lì per lì non sapevo nemmeno io cosa fosse, ma dentro di me sapevo che nella battaglia condotta da quelle tre donne indomite contro la mafia c'era qualcosa che andava oltre ogni stereotipo. Inizialmente pensai che ad attirare la mia attenzione fosse il contrasto femmine-mafia: ho sempre sostenuto che la mafia sia un termine femminile "per inganno", essendo invece la mafia in sé quanto di più maschile e maschilista si p
"There are stories that we choose to tell, we select them among the thousand from which we are bombarded every day, and we look after them, we grow them until they are ready to go on the air. Then there are others who, on the other hand, choose themselves; they're hiding there in some drawer, in some newspaper clipping, and at the right time they pop up, they call you, they steal the show. And all you have to do is let them do it and silently admire the spectacle. The former are, numerically, most. They are the ones that make up our information landscape. Some of the "battery chickens", let's face it, but our work is done with this, too. The latter are very rare, but special. They have a life of their own, they last as long as they want, they go where they want. And you can't stop them, you can't direct them. At most you can try to understand them before the others, to explain them better to the public, to make them "yours". The history of the Naples sisters belongs to this second category. From the moment I first read it, in the pages of the Palermo chronicle of the "Republic", I realized that there was something fatal inside. There I didn't even know what it was, but inside of me I knew that in the battle waged by those three indomitable women against the mafia there was something beyond stereotype. At first I thought that the contrast between females and mafias was the thing that caught my attention: I have always maintained that the mafia is a feminine term "by deception", being instead the mafia itself as the most masculine and masculine