Giochi di fuoco. Una bambina al teatro della guerra - 9788838241901

Giochi di fuoco. Una bambina al teatro della guerra: "Giochi di fuoco", letterale traduzione italiana di Jochi 'i focu, è ancora l'espressione usata in Sicilia, ma anche nel meridione d'Italia, per i "fuochi d'artificio". La piccola protagonista di queste memorie aveva visto tante volte il cielo notturno sullo Stretto che fioriva di luci e colori, sempre a prezzo di fragori e schianti. Come distinguere, poco più tardi negli anni, nello stesso cielo, il diverso effetto delle stesse luci, degli stessi schianti? Tutti i bambini sono abituati a passare senza interruzioni dalle urla di paura alle grida di gioia, dal pianto al riso. Nessuno di loro è in grado di separare la realtà dalla fantasia. Così è stato facile, e talvolta anche piacevole per i piccoli, lasciare la quotidianità regolata dal controllo e dalla "buona educazione" per rifugiarsi in un fienile, accettare l'esperienza del collegio, tornare ad abitare una città, Messina, che circa tremila bombardamenti aerei avevano resa irriconoscibile, e lì, poi, un giorno dopo l'altro crescere mentre i grandi ricostruivano e tutti, grandi e piccoli, ritornavano alla modesta misura del privato. In un tempo che ha segnato per il mondo intero una fine epocale; a ripensarlo oggi, quasi archeologico. Si cresceva più lentamente, si continuava a lungo a confondere - è deprecabile? la realtà con la fantasia. Quanto a lungo? Almeno fino alla soglia dell'Università, sembra dire questo romanzo di memorie.
"Fire games", literal translation by Jochi's the fire, still is the expression used in Sicily, but also in southern Italy, for "Fireworks". The little protagonist of these memories had seen many times in the night sky over the Strait that flourished with light and color, always at the expense of the rumbles and crashes. How to distinguish, so later in years, the same sky, the different effect of the same lights, same crash? All children are accustomed to pass without interruption by the screams of fear to cries of joy, from tears to laughter. None of them is able to separate fact from fantasy. So it was easy, and sometimes even enjoyable for the kids, leave everyday life regulated by control and "good manners" to take refuge in a barn, accept the experience of the College, return to inhabit a city, Messina, which about 3,000 air raids had made unrecognizable, and there, then, a day after another grow while the major reconstructed and everyone, young and old , returning to the modest measure of private. In a time that marked the world an end of era; to recall it now, almost. It grew more slowly, it kept getting along to confuse-is despicable? -the reality with fantasy. How long? At least until the threshold of the College, seems to say this novel of memoirs.