L'angoscia del pensare. Artaud, Beckett, Blanchot, Derrida, Foucault, Levinas, Lacan - 9788871865690

L'angoscia del pensare. Artaud, Beckett, Blanchot, Derrida, Foucault, Levinas, Lacan: Annota Hölderlin: "Siamo in disaccordo con la natura e quello che un tempo era uno appare ormai come opposizione". Non c'è più ritorno in questo nostro avanzare. Non c'è più riconquista dell'intero in questo cammino forzato. Non c'è più rimedio all'angoscia che l'insensato produce nell'esistenza di ogni essere umano. Siamo in trappola. Tutti: chi scrive e chi legge. Siamo frammenti senza senso, in quella che Evelyne Grossman chiama "esperienza dell'estremo", ovvero "un'esperienza, ai limiti della follia, di vita e di morte delle parole, che porta chi scrive e chi legge a vedere continuamente sconvolti i suoi punti di riferimento". Il precipizio che intravediamo in fondo alle parole è lo stesso che si coglie in fondo alle cose. Quel precipizio è una tomba, e la voce che non smette di parlare diventa la vedova della speranza, la superstite di tutte le illusioni. La nostra vita scaturisce dal fluire ininterrotto dell'ombra. La sventura ci assedia: la cogliamo reciprocamente nei nostri sguardi, nei nostri gesti che ci consegnano, pietrificati dal dolore, al naufragio del silenzio. La salvezza è davvero posta su nulla. Su questo precipizio siamo venuti e qui sembra essere il nostro inizio; qui c'è invece la nostra fine. Si domanda Evelyne Grossman: "E allora, come concepire uno spazio di scrittura in grado di garantire un pensiero che includa il rischio della follia?". A tale questione è dedicato il volume "L'angoscia del pensare".
Annotate H??lderlin: "we disagree with nature and what was once one looks now like opposition." There is more back in our advance. There is no more reconquest of entire forced on this journey. There is no remedy for anxiety that the senseless produces in the life of every human being. We're trapped. All: the writer and the reader. We are meaningless fragments, in what Evelyn Grossman calls "extreme experience", or "an experience, at the edge of insanity, of life and death, which brings the writer and the reader in seeing continually appalled her points of reference." The precipice that we see at the bottom of the words is the same that can be seen to the bottom of things. That precipice is a tomb, and the voice that never ceases to speak become the widow of hope, the survivor of all illusions. Our life springs from the uninterrupted flow of the shadow. Misfortune there besieges: we take each other in our eyes, in our gestures that give us, petrified by grief, the sinking of the silence. Salvation is really set on anything. On this precipice we came and here seems to be our home; Here is our end. Wonders Evelyne Grossman: "so, how to conceive a space of writing can guarantee a thought that includes the risk of madness?". That question is dedicated the book "the anguish of thinking."