Quando non morivo - 9788806243258

Quando non morivo: Prima persona plurale del verbo essere: «siamo» è la voce verbale che attraversa tutta la nuova raccolta di Mariangela Gualtieri. Una voce, per l'appunto, prima ancora che una forma. Una voce che parla da non si sa dove e pronuncia l'essere e l'esserci come evidenza e nello stesso tempo come mistero. Né punto di partenza né punto di arrivo, ma consapevole e accidentato percorso. Gli approcci più che definitori sono tentativi di collocazione: «siamo nel calmo della nuvola turchina», «Siamo qui. Siamo dentro un mattino assolato». Ma soprattutto sono indicazioni di stati d'animo: «Siamo confusi», «siamo stupidi un poco». Di sicuro non siamo soli. Un'altra presenza costante del libro (e non solo nella seconda sezione, ad essi dedicata) è quella degli animali. Fratelli, ma anche qualcosa di più: sorta di angelici anelli di congiunzione con quanto si cela dietro la parola «siamo» e il verbo essere. E anche i cuccioli umani, ai quali è dedicata un'altra sezione, sono creature speciali, più immediatamente partecipi di quei cicli naturali intorno ai quali ruota, come una preghiera, la scrittura della poetessa romagnola. Ma senza essere troppo francescana, senza dimenticare che il male esiste e che quella umana è una «specie con orchi». D'altra parte, anche nelle poesie più introspettive le pulsioni sono del tutto contrastanti, in un'alternanza di estasi e smarrimento. Il filo rosso del libro resta comunque quello del sentimento panico (ancora una volta «siamo», tutto, insieme) che attraversa le varie sezioni e tocca forse il suo vertice nel Requiem finale.
First plural person of the verb to be: "we" is the verbal voice that runs through the entire new collection of Mariangela Gualtieri. A voice, precisely, before even a form. A voice that speaks from you do not know where and pronounces the being and being as evidence and at the same time as a mystery. Neither starting point nor point of arrival, but conscious and bumpy path. The more than defining approaches are attempts at placement: "we are in the calm of the turquoise cloud", "We are here. We are inside a sunny morning." But above all, they are indications of moods: 'We are confused', 'we are a little stupid'. We're certainly not alone. Another constant presence of the book (and not only in the second section, dedicated to them) is that of animals. Brothers, but also something more: a kind of angelic links with what lies behind the word "we" and the verb to be. And even human puppies, to which another section is dedicated, are special creatures, more immediately participating in those natural cycles around which revolves, like a prayer, the writing of the Romagna poet. But without being too Franciscan, without forgetting that evil exists and that the human one is a "species with ogres". On the other hand, even in the most introspective poems the impulses are completely contrasting, in an alternation of ecstasy and bewilderment. The red thread of the book, however, remains that of the panic feeling (once again "we are", everything, together) that crosses the various sections and perhaps touches its summit in the final Requiem.