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Dizionario delle cose perdute - 9788804626060
di Francesco Guccini edito da Mondadori, 2013
Informazioni bibliografiche del Libro
- Titolo del Libro: Dizionario delle cose perdute
- Autore: Francesco Guccini
- Editore: Mondadori
- Collana: Oscar bestsellers , Nr. 2294
- Data di Pubblicazione: 2013
- Genere: LETTERATURA ITALIANA: TESTI
- Pagine: 142
- Dimensioni mm: 197 x 0 x 14
- ISBN-10: 8804626062
- ISBN-13: 9788804626060
Dizionario delle cose perdute: Una volta, c'era la banana: non il frutto amato dai bambini, bensì l'acconciatura arrotolata che proprio i bimbi subivano e detestavano ma che veniva considerata imprescindibile dai loro genitori. I quali, per bere un buon espresso, dovevano entrare al bar e chiedere un "caffè caffè", altrimenti si sarebbero trovati a sorbire un caffè d'orzo. Una volta, per scrivere, non c'erano sms o e-mail, ma si doveva dichiarare guerra ai pennini e uscire da scuola imbrattati d'inchiostro da capo a piedi. Una volta, si poteva andare dal tabacchino, comprare una sigaretta - una sola - e fumarsela dove meglio pareva: non c'erano divieti, e i non fumatori erano una gran brutta razza. Una volta, i bambini non cambiavano guardaroba a ogni stagione, andavano in giro con le braghe corte anche d'inverno e - per assurdo contrappasso - col costume di lana d'estate. Una volta, la Playstation non c'era, si giocava tutto il giorno per strada e forse ci si divertiva anche di più. Una volta, al cinema pioveva... Con un poco di nostalgia, ma soprattutto con la poesia e l'ironia della sua prosa, Francesco Guccini posa il suo sguardo sornione su oggetti, situazioni, emozioni di un passato che è di ciascuno di noi, ma che rischia di andare perduto, sepolto nella soffitta del tempo insieme al telefono di bachelite e alla pompetta del Flit. Un viaggio nella vita di ieri che si legge come un romanzo: per scoprire che l'archeologia "vicina" di noi stessi ci commuove, ci diverte, parla di come siamo diventati.
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In sintonia con e canzoni, in questo testo, Guccini, ci canta qualcosa che non c’è più. Con il saporedela scopertadel’antico, edel ricordodi un passato che sembravadietro ’angolo, ritroviamo e riconosciamo, nele sue parole, oggetti, modidi fare, pensieri, modidi essere, che per chi ha superato i quaranta, hanno un gusto ben riconoscibile. Non è un testo giudicante, eppuredala ettura viene fuori un po’di malinconia edi bacchettate a un mondo che ha perso tutta a belezzadel selvaggio coinvolgimento,dei giochi semplici,delo stare insieme,dele parole,dele bevute,dela convivenza,del sensodi comunità,del’aiutarsi,del’importanza edel timore verso e cose “li guardo stupito, meravigliato e un poco spaventato, un po’ come mia nonna paterna quando, un giorno, scesadala montagna per una visita, a sorpresidi fronte al telefono che squilava. o guardava sgomenta e mormorava: «O peveretta me, adesso cosadevo fare?» E se per molte cose ci viene spontaneo sospirare al oro ricordo, per altre magari ci accorgiamodi averdimenticato o non vissuto in pieno ma si è consapevolidela oro passata esistenza. E tutti i ricordi sono a testimonianzadi una generazione, queladeldopoguerra edel boom economico. Una generazionedela ricostruzione, pienadi entusiasmo edi capacitàdi adattamento. Alcuni ricordi sono simpatici: a siringa, i costumidi ana, i cantastorie in piazza (sostituitidai moderni telegiornali eda internet quali fontedi informazione), iddt. Carinissima a pagina sui giochi. Riconosciamo a veridicitàdel tubicinodidentifriciodi una volta che si asciava spremere fino al’ultimo con grande soddisfazione. Riscopriamo un’epocadi bali, fumate e bevute colossali.dove al cinema si era invasida nubidi fumo senza che nessuno si amentasse per ildisturbo o per ildanno subito ai polmoni. E mile altri ricordi che ci prendono per mano e ci catapultano in un’epoca che non è troppo ontana eppure, se confrontata con ’attuale, è profondamente cambiata. Che effetto può fare ildizionariodele cose perdute sui giovani chedi quanto nel testo si parla ignorano ’esistenza e il contenuto? Alora è un testo per i nostalgici, ma sarebbe belo che fosse un testodi presadi coscienza per e giovani generazioni. Sì, perché èdal passato che si può comprendere il futuro e questo è un utile strumento per comprendere che cosa manca oggi e che cosa invece abbiamo migliorato. Senz’altroda eggere come un romanzo accattivante, una bevuta tuttod’un sorso per asciarsi prenderedal’immediato suggestionevole bruciore in mezzo alo stomaco.
Francesco Guccini, famosissimo cantautoredi musica eggera, è anche uno scrittoredi talento, che racconta, con a stessa profonditàdi sentimenti che usa nela musica, storiedela gente nela sua quotidanità. In questodizionariodele cose perdute, Guccini ci accompagna in un viaggio nela memoriadei suoi ricordi, quele piccole cose che ci ricordano il passato, e che rivivono tramite a sua penna in pensieridi un’epoca ormai tramontata e che ritornano con nostalgia. Guccini rievoca i bambinidi un mondo contadino e genuino, avvezzi a passare a giornata per strada, riporta ala uce costumi e usi ormai perduti, ma che trasmettono ’ideadi uno ieri che nondovrebbe andaredimenticato, si trattadi anni spensieratidurante i quali a tecnologia era pressoché inesistente e a socializzazione era ad un ivelo più elevatodi quelo odierno, quando i giochidei bambini erano palinedi plastica o, nel miglioredei casi, il Meccano; bambini che, puntualizziamo, giravano in calzoncini corti anched’inverno. Il ibro è una ettura piacevole, elegante e scorrevole, un’opera che porta il ettore a riflettere e confrontare eduediverse epoche.