Per un'antropologia della modernità - 9788878850828

Per un'antropologia della modernità: Com'è possibile riconoscere l'unità di qualcosa che è complesso? Com'è possibile una dualità che non sia dualismo? E ancora com'è possibile, dal fatto empirico che esistono uomini buoni, trarre buone regole di condotta, come tenta di fare la morale, e dal fatto che esistono buoni cittadini desumere giuste regole di comportamento politico? Più in generale: immersi come siamo nella modernità, come rappresentarcela, al tempo stesso descrivendola e cercando di comprenderla? La possibilità del conflitto, morale, etico, politico, torna a riaffacciarsi. Solo nell'individualità della vita umana quotidiana si potrà tracciare quella linea di separazione che, consentendoci di appartenere alla condizionatezza dell'umano, non sopprime però l'emergere creativo della coscienza; una linea che, in certo modo, separa e congiunge ovvero, come mostra un'accurata fenomenologia, coniuga la fisicità della vergogna e la spiritualità della coscienza. All'individuo il compito di scegliere concretamente il modo di questa coniugazione, ma sapendo che ogni risposta solleva, ancora e ancora, come Heller annota, la domanda. La filosofia non fornisce le risposte, ma può costruire il quadro di riferimento di un'umanità immersa nella modernità, non appiattita però in essa: di qui le linee di un'antropologia della modernità.
How can I recognize the drive for something that is complex? How can a duality that is not duality? And yet how is it possible, from the empirical fact that there are good men, take good rules of conduct, as it attempts to make morality, and by the fact that there are good citizens conclude right rules of political behaviour? More generally: immersed as we are in modernity, how to depict it, at the same time describing it and trying to understand it? The possibility of conflict, moral, ethical, political, back to return. Only the individuality of human life that will draw the separation line daily, enabling us to belong to human conditioning, does not suppress the creative emergence of consciousness; a line that, in certain way, separates and unites or, as a careful Phenomenology, combines the physicality of shame and the spirituality of consciousness. The individual with the task of choosing the way of this conjugation, but knowing that each response raises, again and again, as Heller notes, demand. The philosophy does not provide answers, but can build the framework of humanity surrounded by flattened but not modernity in it: hence the lines of an anthropology of modernity.