L'interprete - 9788854518568

L'interprete: Francoforte, 1963. In una gelida domenica d'Avvento, Eva Bruhns, giovane interprete dal polacco, riceve una inattesa telefonata dalla sua agenzia. In un ufficio al centro della città, dove pare stiano approntando le carte per un processo, hanno urgente bisogno di qualcuno che traduca dal polacco, dopo che un problema col visto ha impedito all'interprete incaricato di essere presente. Eva abbandona in tutta fretta l'appartamento paterno e di lì a poco si ritrova in una stanza angusta dove tre uomini sono in attesa, avvolti da fumo di sigaretta. Uno di loro, un uomo anziano, di bassa statura, siede impettito su una sedia al centro, come se l'intera stanza, l'intera casa, forse persino l'intera città fossero state costruite intorno a lui. È il signor Josef Gabor, da Varsavia. Eva tira fuori bloc notes e matita e si aspetta di avere a che fare con le solite cause legali per risarcimento danni. Ma, con stupore, deve ricredersi: Josef Gabor parla di tragici avvenimenti accaduti nel 1941, di prigionieri asfissiati dal gas, di baracche e campi di reclusione. Fatti ignoti a una ragazza tedesca del 1963, fatti che Eva traduce con difficoltà visto che l'anziano polacco parla un dialetto di campagna e lei è abituata a trattare di contratti e faccende economiche. Quella sera Eva torna al Deutsches Haus, "Casa tedesca", il ristorante di proprietà della sua famiglia, turbata e piena di interrogativi. Che cosa è accaduto davvero nel 1941? Di che cosa parlava l'anziano polacco? chiede. I suoi genitori si mostrano subito restii ad affrontare l'argomento. Il suo fidanzato, Jürgen, la invita a
Frankfurt, 1963. In an icy Sunday of Advent, Eva Bruhns, a young interpreter from the Polish, receives an unexpected call from her agency. In an office in the center of the city, where they seem to be preparing cards for a trial, they urgently need someone to translate from the Polish, after a visa problem prevented the interpreter in charge of being present. Eva hastily leaves her paternal apartment and soon finds herself in a cramped room where three men are waiting, wrapped in cigarette smoke. One of them, an old man, of short stature, sits strutting in a chair in the center, as if the whole room, the whole house, perhaps even the entire city had been built around him. It's Mr. Josef Gabor, from Warsaw. Eva pulls out notepad and pencil and expects to have to deal with the usual lawsuits for damages. But, in amazement, he has to reconsider: Josef Gabor speaks of tragic events that occurred in 1941, of prisoners suffocated by gas, barracks and prison camps. Facts unknown to a German girl of 1963, facts that Eva translates with difficulty since the Polish elder speaks a dialect of the country and she is accustomed to dealing with contracts and economic matters. That evening Eva returned to the Deutsches Haus, "German house", the restaurant owned by her family, troubled and full of questions. What really happened in 1941? What did the Polish elder speak? Asks. Her parents immediately showed herself reluctant to face the subject. Her fiancé, Jürgen, invites her to