Carteggio - 9788867239016

Carteggio: Il dialogo epistolare tra Thomas Mann e colui che, tra gli scrittori della sua generazione, egli considerò "il più vicino e il più caro", e la cui crescita accompagnò "con una simpatia nutrita dalle diversità come dalle somiglianze", trae il proprio fascino dalla loro genialità, nonché dalla coerenza e dall'indipendenza con cui conferirono una molteplice e compiuta espressione a due tipi umani così diversi per origine, temperamento e stile di vita. In Germania, dopo la morte di Thomas Mann gli studi critici ne hanno permesso il pieno e obiettivo riconoscimento dell'opera e della figura, mentre il dibattito sul suo "fratello spirituale" ha assunto toni prevalentemente emotivi. Eppure, paradossalmente, lo stesso Thomas Mann aveva riconosciuto in Hesse la più pura incarnazione della tradizione e della lingua tedesca, e l'aveva fatto con intento provocatorio, proprio quando il "germanesimo" programmatico era in procinto di compromettere politicamente quella tradizione per interi decenni. "Possiamo nuovamente [...] dire sì alla natura tedesca e con profondo, complesso, perduto e rinnegato orgoglio, sentirci tedeschi" scriveva Thomas Mann riguardo a Hesse nel 1937. "Poiché nulla è più tedesco di questo poeta e dell'opera che è frutto della sua vita - nulla è più tedesco in quel senso antico, lieto, libero e spirituale a cui il nome tedesco deve la propria fama migliore e la simpatia dell'umanità". La simpatia dell'umanità senza dubbio, ma ancora per lungo tempo non quella della Germania ufficiale.
The epistolary dialogue between Thomas Mann and the one who, among the writers of his generation, he considered "the closest and dearest", and whose growth he accompanied "with a sympathy nourished by differences as well as similarities", draws its fascination from their genius, as well as from the coherence and independence with which they conferred a multiple and complete expression on two human types so different in origin, temperament and lifestyle. In Germany, after Thomas Mann's death, critical studies have allowed full and objective recognition of his work and figure, while the debate on his "spiritual brother" has taken on predominantly emotional tones. Yet, paradoxically, Thomas Mann himself had recognized in Hesse the purest incarnation of the German tradition and language, and he had done so with provocative intent, just when programmatic "Germanism" was about to politically compromise that tradition for entire decades. "We can again [...] to say yes to German nature and with deep, complex, lost and renegade pride, feel German" wrote Thomas Mann about Hesse in 1937. "For nothing is more German than this poet and the work that is the fruit of his life - nothing is more German in that ancient, happy, free and spiritual sense to which the German name owes its best fame and the sympathy of mankind." The sympathy of mankind no doubt, but for a long time not that of official Germany.