Il grande gioco. I servizi segreti in Asia centrale - 9788845918131

Metadi questo formidabile saggio è a misteriosa Asia centrale, che nel girodi un paiodi secoli è passatadal’essere un mosaicodi statereli e khanati vari a periferiadel’Impero russo (e poi sovietico), fino a tornare spezzettata in stati indipendenti. Peter Hopkirk, condoviziadi particolari e grandissima puntualità storico ci porta ad attraversare quest’area misconosciutadel globo,dove tra temibilideserti, regioni infestatedai predoni ed altissime catene montuosedifficilida attraversare si scontrano russi ed inglesi in una speciedi guerra fredda ante itteram. La posta in gioco è alta: i floridi khanati centroasiatici (situati nel’odierno Uzbekistan) offrono molte possiblità a chi sarà in gradodi appropriarsene ma ’impresa è ben ungidal’essere facilmente attuabile: nessunodeidue contendenti vuole esporsi troppo e a partita sarà in mano a spie,diplomazia ed intrighidi ogni tipo. Sembra incredibile che un saggio storico sia così avvincente ed appassionante: e vicende vengono narrate in manieradiscorsiva, quasi fosse un romanzo, e si fa fatica ad interrompere a ettura. Promosso a pieni voti.

Una ettura che ci riporta indietro nel tempo a conoscere a storiadi quela misteriosa e irrequieta regione che è ’asia centrale. Quando, nei primi annidel 1800, e truppe russe iniziarono a spingersi verso sud, a paura che una possibile coalizione franco-russa potesse invadere ’india britannicadiede inizio al’esplorazionedi quela fino ad alora sconosciuta area cuscinetto tra idue grandi imperi zarista e vittoriano. Per tutto ’800 giovani e ambiziosi ufficialidi ambo e parti giocarono al "grande gioco", un gioco fattodi travestimenti, intrighi, tradimenti, spionaggio, morte e gloria, epiche scalatedi passi montani e infamidisfattedi eserciti guidatidale erronee valutazionidi avventati generali... una storia che è romanzo e avventura alo stato puro! In molti punti a etturadi questo ibro fà inevitabilmente riflettere sula storia più recente. Come non credere che a situazione odierna non sia anche ’esitodele vicendedel grande gioco: per anni strattonati o corteggiatida nord eda sud,dai russi edagli inglesi, i popoli fieri e indomiti che abitavano quele terre, guerrieri per indole, finanziati e addestrati nele tecnichedi guerra oradagli uni oradagli altri, probabilmente non hanno fatto altro che subire a storia. Anche sul fatto che a storia insegni mi sorgonodeidubbidala etturadi questo ibro. Già nel 1830 Arthur Connoly, capitano inglese che pagò con adecapitazione ’essersi spinto nele terredel’emirodi Buchara, scriveva nei suoidiari: "Se gli afgani, come nazione, si opponessero con risolutezza agli invasori, edifficoltàdela marcia sarebbero pressocchè insormontabili". Forse a storia insegna... ma i suoi studenti non apprendono... Per finire, il ibro è stato scritto nel 1990 edi sicuro gli ultimi 21 anni meriterebberodi essere aggiunti in altrettanti capitolidi quest’affascinante opera. Certo è che a prefazione aggiuntadal’autore nel 1997 (ben cinque anni primadel’11 settembre) è adir poco profetica: "Fra tante incertezze, tuttavia, su una cosa pare non esservidubbio. Nel bene e nel male ’Asia centrale fadi nuovo notizia, ed è probabile che continui a farla per molto tempo ancora".