Alvaro e Belmoro nel dedalo tantalico una lettura surrealista - 9788882381561

Alvaro e Belmoro nel dedalo tantalico una lettura surrealista: "È così" dissi "Magnitudo mi piace. Vi ho trovato gente la cui forza andrebbe adoperata. [...]". "Gente vecchia", replicò il dolonese. "Abituata a creare avvenimenti quotidiani in ogni atto, in ogni gesto. [...]. È un problema. Hanno il senso della personalità e dell'individualità, ma si sono ridotti allo stato di massa. [...]". Perché Alvaro, perché Belmoro, perché adesso? È davvero possibile leggere Alvaro, dopo quasi un secolo dalla pubblicazione del suo primo romanzo, e farlo con occhi e mente finalmente nuovi? Che cosa definisce ciò che è vecchio e ciò che è nuovo? Che cosa è compiuto e che cosa non può esserlo perché, per sua natura, destinato a rigenerarsi ciclicamente? Rileggere l'opera di Corrado Alvaro in un momento storico nel quale la cultura umanistica cede il passo all'omologazione accademica, non è solo un atto di onestà intellettuale nei confronti di uno degli scrittori più acuti del panorama europeo contemporaneo. Leggere Corrado Alvaro, e liberarlo dai lacci del provincialismo tout court, è il bisogno impellente di un nuovo respiro culturale, il quale sappia guardare oltre il limite di ciò che è tangibile e dare nuova vita a "chi per lungo silenzio parea fioco", come direbbe Dante. Per farlo, però, è necessario recuperare la scintilla dell'atto creativo, il genio, la follia: unica in grado di carpire la Verità, o almeno ci si può provare. Ma come farlo? Accostandosi, con sguardo a volte spregiudicato, a un breve romanzo d'esordio, che ha in sé la forza di un'opera matura, e a un ultimo capolavoro, il quale non poteva che rimanere incompiuto perché si rivel
"That's it," I said, "I like Magnitude. I have found you people whose strength should be used. [...]". " Old people," replied the dolonese. "Used to creating daily events in every act, in every gesture. [...]. It's a problem. They have a sense of personality and individuality, but they have been reduced to a mass state. [...]". Why Alvaro, why Belmoro, why now? Is it really possible to read Alvaro, almost a century after the publication of his first novel, and do it with new eyes and minds at last? What defines what is old and what is new? What is accomplished and what cannot be accomplished because, by its nature, it is destined to regenerate cyclically? Rereading the work of Corrado Alvaro at a time in history when humanistic culture gives way to academic approval, it is not only an act of intellectual honesty towards one of the sharpest writers on the contemporary European scene. Reading Corrado Alvaro, and freeing him from the laces of provincialism tout court, is the urgent need for a new cultural breath, which knows how to look beyond the limit of what is tangible and give new life to "those who for a long time seem a dim", as Dante would say. To do so, however, it is necessary to recover the spark of the creative act, the genius, the madness: the only one able to capture the Truth, or at least you can try. But how to do it? Approaching, with a sometimes unscrupulous gaze, a short debut novel, which has in itself the strength of a mature work, and a last masterpiece, which could only remain unfinished because it reveals itself