La caduta delle stelle. Un trittico - 9788860428677

La caduta delle stelle. Un trittico: Nel decennio che precedette la seconda guerra mondiale, mentre Hitler prendeva il potere e Stalin inventava lo stalinismo, la Grande Riforma del teatro del Novecento arse come un roveto e un faro, vivendo una delle sue apoteosi e una delle sue fini. Questo trittico rappresenta e condensa quel periodo. Il luogo dell'azione è la terra russa. L'Europa e il cielo vengono visti da quella terra. L'Unione Sovietica apparve, in quegli anni, come il Paradiso Terrestre del teatro. Presto divenne la sua Siberia. Ma nel momento che di poco precede la fine - come accade in certe malattie e nei drammi di Cechov - la vita avvampa con particolare e percolante evidenza, prima di chiudersi nel gelo. Le tre ante del trittico di Lars Kleberg hanno un protagonista ricorrente, un artista in piena ebollizione creativa, ma già con gli occhi spalancati sul vuoto, un artista potente e spaesato. Sergej Ejzenstejn, nel maggio del 1932 è in treno verso Mosca. Nell'aprile del 1935 a Mosca partecipa a un dibattito sul grande attore classico cinese Mei Lanfang. Sempre a Mosca, in una sera di primavera del 1940, è nel Planetario dove immagina di mettere in scena La Valchiria di Richard Wagner [...]. Lars Kleberg è uno storico. Anche quando, come in quest'opera, sembra dedicarsi all'invenzione, in realtà non inventa nulla. Compone, condensa, sintetizza, intreccia. Dà peso e consistenza a un nodo del tempo di cui sopravvivono infinite notizie, ma di cui si sono persi l'odore e il timbro della voce.
In the decade that preceded the second world war, while Hitler was taking power and Stalin invented Stalinism, the great theatre reform 1900s arse like a Bush and a lighthouse, experiencing one of his apotheosis and one of its purposes. This triptych represents and condensation that time. The place of action is the Russian land. Europe and the sky are seen from that land. The Soviet Union appeared, in those years, as an earthly paradise of the theatre. Soon became her Siberia. But the moment that slightly precedes the end-as happens in certain diseases and in the dramas of Chekhov--life is aflame with particular and percolating evidence, before closing in the frost. The three panels of the triptych of Lars Kleberg have a recurring protagonist, an artist in full creative boiling, but already wide-eyed on the void, a powerful artist and disorientated. Sergei Eisenstein, in May 1932 on a train to Moscow. In April 1935 in Moscow takes part in a debate on the great Chinese classical actor Mei Lanfang. Always in Moscow, in an evening of the spring of 1940, in the Planetarium where imagines to stage Richard Wagner's the Valkyrie [...]. Lars Kleberg is a historian. Even when, as in this work, seems to devote himself to the invention, in fact does not invent anything. Composes, condensation, synthesizes, intertwined. It gives weight and texture to a node that survive endless news, but they missed the smell and the timbre of the voice.