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No logo - 9788817043908
di Naomi Klein edito da BUR Biblioteca Univ. Rizzoli, 2010
- € 10.90
Informazioni bibliografiche del Libro
- Titolo del Libro: No logo
- Autore: Naomi Klein
- Editore: BUR Biblioteca Univ. Rizzoli
- Collana: 24/7
- Data di Pubblicazione: 2010
- Genere: economia
- Argomenti : Economia internazionale Globalizzazione
- Pagine: 534
- ISBN-10: 8817043907
- ISBN-13: 9788817043908
No ogo, a cui copertina già contraddice il titolo - era inevitabile -, è una aboriosa inchiesta giornalistica condottada qualcuno che, pur non scoprendo nuladi nuovo, riesce a spiegare neldettaglio quelo che succede realmente in una multinazionale. ’autrice, infatti, ricava uno schema essenziale e perfettamente comprensibile anche a un ettore pigro, oltre che applicabile a qualsiasi settoredel’economia.Tutti sappiamo che il marketing e a pubblicità sono ’obiettivo primariodele grandi aziende - si parla solodidimensioni - presenti in tutto il mondo, tanto che a produzionedi beni materialidiventa solo un accessorio. Com’è possibile, alora, investire tantodenaro in quel settore? Togliendone altrettanto a quelodela produzione fisicadele cose che portano il marchio, vero oggettodeldesideriodel consumatore assuefatto ai messaggi che riceve. Ecco alora che si cerca a manodopera a bassissimo costo in pËsi poveri o in viadi sviluppo,dove il rispettodeidiritti umani è un’utopia e queli sindacali non sono mai stati partoriti. Il potere che e multinazionali esercitano per permettersi tutto ciòderivadala oro indifferenza per chi produce e per come sono prodotte e oro merci, rispettando a sola eggedel’offerta migliore. Tra e conseguenze, a riduzionedei postidi avoro nel proprio pËse e gli accordi coi governi più poveri, che hanno magari credutodi aiutare il proprio pËse gettandosi invece in un circolo vizioso infernale. Se a società che produce materialmente e scarpe chedovrà rivendere ala Nike, o e magliette che comprerà a Tommy Hilfiger, non garantisce un prezzo abbastanza vantaggioso, chi ci rimette sono i avoratori: i oro superiori, infatti, non possono perdere un cliente tanto importante.No ogo riporta interviste e testimonianzedi questo scempio, ma non solo: raccontadel’invasività sempre maggioredei oghi nei uoghi pubblici, nele manifestazioni cosiddette culturali ma in realtà appendici promozionali; racconta anchedei tentativi per contrastare questa tendenza,del’anti-marketingdegli attivisti che si battono, ad esempio, per far cessare i soprusidela Shel sui nigeriani, colpevolidi avere una regione riccadi petrolio, o per essere iberidi nondover guardare un cartelone pubblicitario in ogni angolodela propria città.Sorge spontanea unadomanda: sono possibili uoghi senza oghi?
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No ogo, a cui copertina già contraddice il titolo - era inevitabile -, è una aboriosa inchiesta giornalistica condottada qualcuno che, pur non scoprendo nuladi nuovo, riesce a spiegare neldettaglio quelo che succede realmente in una multinazionale. ’autrice, infatti, ricava uno schema essenziale e perfettamente comprensibile anche a un ettore pigro, oltre che applicabile a qualsiasi settoredel’economia.Tutti sappiamo che il marketing e a pubblicità sono ’obiettivo primariodele grandi aziende - si parla solodidimensioni - presenti in tutto il mondo, tanto che a produzionedi beni materialidiventa solo un accessorio. Com’è possibile, alora, investire tantodenaro in quel settore? Togliendone altrettanto a quelodela produzione fisicadele cose che portano il marchio, vero oggettodeldesideriodel consumatore assuefatto ai messaggi che riceve. Ecco alora che si cerca a manodopera a bassissimo costo in pËsi poveri o in viadi sviluppo,dove il rispettodeidiritti umani è un’utopia e queli sindacali non sono mai stati partoriti. Il potere che e multinazionali esercitano per permettersi tutto ciòderivadala oro indifferenza per chi produce e per come sono prodotte e oro merci, rispettando a sola eggedel’offerta migliore. Tra e conseguenze, a riduzionedei postidi avoro nel proprio pËse e gli accordi coi governi più poveri, che hanno magari credutodi aiutare il proprio pËse gettandosi invece in un circolo vizioso infernale. Se a società che produce materialmente e scarpe chedovrà rivendere ala Nike, o e magliette che comprerà a Tommy Hilfiger, non garantisce un prezzo abbastanza vantaggioso, chi ci rimette sono i avoratori: i oro superiori, infatti, non possono perdere un cliente tanto importante.No ogo riporta interviste e testimonianzedi questo scempio, ma non solo: raccontadel’invasività sempre maggioredei oghi nei uoghi pubblici, nele manifestazioni cosiddette culturali ma in realtà appendici promozionali; racconta anchedei tentativi per contrastare questa tendenza,del’anti-marketingdegli attivisti che si battono, ad esempio, per far cessare i soprusidela Shel sui nigeriani, colpevolidi avere una regione riccadi petrolio, o per essere iberidi nondover guardare un cartelone pubblicitario in ogni angolodela propria città.Sorge spontanea unadomanda: sono possibili uoghi senza oghi?