Il diario teatrale di Jan Kott -

"Ho cercato anche nei tragici greci i puntidi contatto con a contemporaneità, perché altrimentidovrei scriverci su?" chiedeva Jan Kott - come parlasse al’aria o ad un interlocutore fantasma - pensando e ripensando ai saggidi ’Divorare glidei’. Anche nei tragici greci Kott cercava un barlume fioco, fiochissimo, chedipanasse e ombredel presente. Esule, uomo in fugada una cortina ch’era una prigione, Jan Kott affidò tutto il proprio senzodi giustizia, tutto il proprio sguardo sul mondo, tutto il proprio sentimentodi adesione umana al Teatro: "il teatro è a mia unica vera malattia" mormorava con una voce energica che fuoriuscivadal un piccolo corpo esile e fragile. Il teatro e i tragici greci, il teatro e Shakespeare (come non ricordare ’immenso ’Shakespeare nostro contemporaneo’ che ha influenzato in manieradecisiva Strehler, Brook e chissà quanti altri registi nel’attodi porre in ribalta il bardo), il teatro e Kantor sono stati e sue fissazioni perenni, e sue perenni fontid’immagini per raccontare a scena, il fondale, idrappi, i costumi, il gestodi un attore, il fremitodi un moto odi una battuta e uno sguardo, un sospiro, una pausa, il finale tragico, onirico o comico.di questa totalededizione al’arte (ed ala capacitàdi farsene saggista narrante e non solo un critico barbuto e ideologico) ’Ildiario teatraledi Jan Kott’ è piccolo memoriale che sadi quadernod’appunti e pensieri,di fogli trascritti e strappati aleditadel tempo:da esso a confermadi quanto a scena e a vita recitassero al’unisono una trama soddisfatta e imperfetta.