Gli ultimi giorni dell'umanità. Tragedia in cinque atti con preludio ed epilogo - 9788845904509

Gli ultimi giorni dell'umanità. Tragedia in cinque atti con preludio ed epilogo: «Gli ultimi giorni dell'umanità» stanno al centro dell'opera di Karl Kraus, come il Minotauro nel labirinto. Tutti i suoi saggi, i suoi aforismi, i suoi pamphlets, le sue liriche convergono verso questo testo di teatro irrappresentabile, che accoglie in sé tutti i generi e gli stili letterari, così come la realtà di cui parla - quell'irrappresentabile evento che fu la prima guerra mondiale - racchiudeva in sé le più sottili e inedite varietà dell'orrore. Per Kraus, fin dall'inizio, la guerra fu un intreccio allucinatorio di «voci», dal «quotidiano, ineludibile, orrendo grido: Edizione straordinaria!» alle chiacchiere dei capannelli, dalle dichiarazioni tronfie e ignare dei Potenti ai 'pezzi di colore' della stampa, sino all'inarticolato lamento delle vittime. «Non c'è "una sola voce" che Kraus abbia lasciato perdere, era invasato da ogni specifico accento della guerra e lo riproduceva con forza stringente», ha scritto Elias Canetti, che a Vienna ascoltò molte volte Kraus mentre leggeva in teatro scene degli «Ultimi giorni». Così, mentre i più illustri scrittori del tempo, salvo rarissime eccezioni, davano una prova miserevole di sé, partecipando baldanzosi, da una parte o dall'altra, all'esaltazione bellica, Kraus fu l'unico che riuscì a catturare quell'evento immane in tutti i suoi aspetti, e nel momento stesso in cui accadeva, sulla pagina scritta: «La guerra mondiale è entrata completamente negli "Ultimi giorni dell'umanità", senza consolazioni e senza riguardi, senza abbellimenti, edulcoramenti, e soprattutto, questo è il punto più importante, senza assuefazione» (Canet
"The last days of humanity" are at the center of Karl Kraus' work, like the Minotaur in the labyrinth. All his essays, his aphorisms, his pamphlets, his lyrics converge towards this text of unrepresentable theater, which embraces all genres and literary styles, just as the reality of which he speaks - that unrepresentable event that was the First World War - contained in itself the most subtle and unprecedented varieties of horror. For Kraus, from the beginning, the war was a hallucinatory interweaving of "voices", from the "daily, inescapable, horrendous cry: Extraordinary edition!" to the chatter of the sheds, from the arrogant and unaware declarations of the Powerful to the "pieces of color" of the press, up to the inarticulate lament of the victims. "There is no 'single voice' that Kraus let go, he was invaded by every specific accent of the war and reproduced it with stringent force," wrote Elias Canetti, who in Vienna listened to Kraus many times while reading scenes from the "Last Days" in the theater. Thus, while the most illustrious writers of the time, with very rare exceptions, gave a miserable proof of themselves, participating boldly, on one side or the other, in the exaltation of war, Kraus was the only one who managed to capture that immense event in all its aspects, and at the very moment in which it happened, on the written page: "The world war has entered completely into the "Last Days of Humanity", without consolations and without regard, without embellishments, sweetening, and above all, this is the most important point, without addiction" (Canet