La verità non ha confini - 9788895120195

La verità non ha confini: Le intuizioni di John Martin Kuvarapu appaiono semplici, i suoi ragionamenti immediati, le immagini che usa facilmente visualizzabili. Eppure, dietro questa apparente facilità, si avverte l'incontro di due mondi, l'azzardo di una mirabile sintesi tra due tradizioni, quella indiana e quella biblico-cristiana, che hanno alle spalle secoli-millenni di elaborate riflessioni filosofico-teologico-spirituali. Kuvarapu è consapevole della diversità dei due contesti, eppure la sintesi sgorga da lui con grande naturalezza, come da chi ha praticato da sempre e parallelamente i due sentieri e non sa più scinderli. Il modo in cui procede nell'elaborare le sue riflessioni è vicino a quello di colui che è stato il suo principale maestro, Bede Griffiths: ovvero, mettere in luce ciò che appartiene ad una tradizione e ciò che appartiene all'altra, e poi individuare possibili congiungimenti ("matrimoni"). Questo non per piegare l'una all'altra o per fare inutile e artificioso esercizio di improbabili sposalizi, bensì in base alla convinzione profonda che le due tradizioni, proprio perché apparentemente così irriducibili l'una all'altra e così opposte, sono i due profili di uno stesso volto, i due lati di una stessa medaglia. E dunque l'una non può sussistere senza l'altra.
John Martin Kuvarapu's insights appear simple, his arguments, the images you use easily viewable. Yet, behind this apparent ease, there is a meeting of two worlds, the chance of a wonderful synthesis between two traditions, the Indian and the biblical-Christian, who are backed by centuries-millennia of elaborate philosophical-theological-spiritual reflections. Kuvarapu is aware of the diversity of two contexts, yet the synthesis flows forth from him quite naturally, as anyone who has practiced all along and parallel to the two trails and no longer knows how to separate the two. The way we proceed in compiling his thoughts is close to that of the man who was his principal teacher, Bede Griffiths: that is, highlight what belongs to a tradition and what belongs to another, and then identify possible merge ("wedding"). That's not to bend to each other or to make unnecessary and artificial exercise of unlikely weddings, but based on the conviction that the two traditions, precisely because it seemed so unyielding to each other and so opposite, are the two profiles of the same face, the two sides of the same coin. And therefore one cannot exist without the other.