Ivan Leonidov. Ascesa e caduta - 9788884976741

Ivan Leonidov. Ascesa e caduta: La parabola professionale e umana di Ivan Leonidov è una grande metafora sia per l'esperienza dell'architettura moderna che per la storia dell'avanguardia russa del Novecento. Autore dotato di straordinaria capacità visionaria, di immenso talento grafico, di grandi nozioni tecniche e costruttive, la sua vicenda mette in scena tutte le contraddizioni delle possibili relazioni tra politica, società e architettura. Dal precocissimo esordio con i progetti per la sede dell'Izvestia e dell'Istituto Lenin, fino all'ultima difesa, con l'edificio del Narkomtiazhprom, contro l'involuzione realsocialista dell'architettura sovietica, tutti i suoi progetti sono indirizzati alla ridefinizione radicale di specifici temi di architettura, in vista della costruzione della coscienza e della città dell'"uomo nuovo". A questo fine sono piegate le risorse dell'architettura moderna: la pianta libera è reimmaginata in termini che settant'anni dopo verranno definiti "generici"; le tecniche costruttive diventano metafora della "liberazione del lavoro" del paese dei Soviet; gli edifici sono brani di una città infinita che si estende fino agli Urali, ma anche ipotesi concrete di una nuova Mosca che si realizzerà secondo quelle direttrici solo nel secolo successivo. Anche la "caccia all'uomo" che si scatena contro Leonidov una volta che il potere di Stalin si estende anche sull'architettura sovietica è esemplare della topografia di un nuovo potere. La distruzione delle scuole di architettura, lo sradicamento delle connessioni con le avanguardie europee, l'emarginazione degli autori per la creazione di
The parable of professional and human Ivan Leonidov is a great metaphor for both the experience of modern architecture in the history of the Russian avant-garde of the twentieth century. Author has extraordinary ability visionary, by immense talent for large graphic, technical and construction concepts, his story showcases all the contradictions of the possible relationships between politics, society and architecture. From the very early onset with projects for the seat of Izvestia and the Lenin Institute, until the last defence, with the Narkomtiazhprom building, against Soviet architecture realsocialista involution, all of his projects are directed to radical redefinition of specific themes of architecture, in view of the construction of consciousness and of the city of the "new man". To this end I bent the resources of modern architecture: the free plan is reimagined in terms that seventy years later you will define "generic"; construction techniques become a metaphor for the "liberation" of the country of the Soviets; the buildings are excerpts of an infinite city that stretches all the way to the Urals, but also concrete hypothesis of a new Moscow to be held according to those guidelines only in the next century. Even the "Manhunt" that is unleashed against Leonidov once Stalin's power extends over the Soviet architecture is exemplary of the topography of a new power. The destruction of schools of architecture, the uprooting of the connections with the European avant-garde, the marginalization of the authors for creating