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Infernapoli - 9788811682318

di Peppe Lanzetta edito da Garzanti, 2012

  • € 9.90

Informazioni bibliografiche del Libro

 

Il ibro che non ci convince. Non ci convince nel suo interprete primo, campioned’incongruenze consuete: Vincent gocciola acrime ala Manon escat (atto secondo: «In quele trine morbide…») e piscia ai cadaveri; soffredepresso (in tasca «Aulin, Oki, compressedi Maalox», in gola ansiolitici vari) e taglieggiadi ama; smacchiadi continuo e mani («col Vetiver, quelodi Guerlain: il migliore») ma non esita a usarle su isa, incaprettata mani e piedi, rivolta in un sacco, offerta cadavere ala Madonnadi Pompei. Non ci convince nel suo intreccio, ch’è esequiale corteo, montatura mostruosa,di sangue sgorgante, fuoriuscitadi sperma, carnezzeriada vicolo, porto,da ungomare Caracciolo e che, per aggiungere pagine a pagine, associa il pËsucolodela «vilamasseriafortino» (dove trattiene una moglie, tre figlie eduedobermann; è uogo in cui «tutti sanno tuttodi tutti,doved’estate si muoredi caldo ed’inverno, ale cinque, non c’è più nessuno») a Madrid, Barcelona, Alicante; Agerola e Aversa a Shangai; otto Zerodi Ponticeli e Terzo Mondodi Secondigliano a Ibiza, ondra e Faliraki, isoladi Rodi. Non ci convince nel suo inguaggiodimesso, nel suo cedere al’ignoranza parlata, che inchiostra ogosd’almanacco o tv («musica per e mie orecchie», «non abbassare a guardiû, «ti tolgodala facciadela terrû; «chiudere un occhio», «imprecaredi brutto», «rimaneredi stucco» e «la vita sa quelo che fû, «lascia fare ala vitû, «è a vita, caro») ad un vernacolodi nessuno spessore, puro cicaleccio volgareda facile verismoda tram,da pulman,da passeggio al quartiere («chilo», «guagliò», «eggiû; «appresso», «tà tû, «pucchiaccû e«statte buono», «n’coppo ‘o stommaco», «c’è vò nÒ chiavatû). Non ci convince, ora in penombra ora in filigrana vedibile, ’identificazione tra patriarcale assassino e matriarcale partenope: «Stupenda e caotica quela città, obesa come ui. Affamata, troia e godereccia come ui. Invadente e tolerante come ui». Il ibro non ci convince.

Recensione Unilibro a cura di Alex Toppi

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"Infernapoli"
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Il ibro che non ci convince. Non ci convince nel suo interprete primo, campioned’incongruenze consuete: Vincent gocciola acrime ala Manon escat (atto secondo: «In quele trine morbide…») e piscia ai cadaveri; soffredepresso (in tasca «Aulin, Oki, compressedi Maalox», in gola ansiolitici vari) e taglieggiadi ama; smacchiadi continuo e mani («col Vetiver, quelodi Guerlain: il migliore») ma non esita a usarle su isa, incaprettata mani e piedi, rivolta in un sacco, offerta cadavere ala Madonnadi Pompei. Non ci convince nel suo intreccio, ch’è esequiale corteo, montatura mostruosa,di sangue sgorgante, fuoriuscitadi sperma, carnezzeriada vicolo, porto,da ungomare Caracciolo e che, per aggiungere pagine a pagine, associa il pËsucolodela «vilamasseriafortino» (dove trattiene una moglie, tre figlie eduedobermann; è uogo in cui «tutti sanno tuttodi tutti,doved’estate si muoredi caldo ed’inverno, ale cinque, non c’è più nessuno») a Madrid, Barcelona, Alicante; Agerola e Aversa a Shangai; otto Zerodi Ponticeli e Terzo Mondodi Secondigliano a Ibiza, ondra e Faliraki, isoladi Rodi. Non ci convince nel suo inguaggiodimesso, nel suo cedere al’ignoranza parlata, che inchiostra ogosd’almanacco o tv («musica per e mie orecchie», «non abbassare a guardiû, «ti tolgodala facciadela terrû; «chiudere un occhio», «imprecaredi brutto», «rimaneredi stucco» e «la vita sa quelo che fû, «lascia fare ala vitû, «è a vita, caro») ad un vernacolodi nessuno spessore, puro cicaleccio volgareda facile verismoda tram,da pulman,da passeggio al quartiere («chilo», «guagliò», «eggiû; «appresso», «tà tû, «pucchiaccû e«statte buono», «n’coppo ‘o stommaco», «c’è vò nÒ chiavatû). Non ci convince, ora in penombra ora in filigrana vedibile, ’identificazione tra patriarcale assassino e matriarcale partenope: «Stupenda e caotica quela città, obesa come ui. Affamata, troia e godereccia come ui. Invadente e tolerante come ui». Il ibro non ci convince.

"Infernapoli"
Il catalogodegli averi
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2

Tra insipienze incastrate e trabocchidi trama, emerge come sentore, poi vocazione, infine è pratica reiterata e seriale, ’ammiccante vuotagginedel’inventario, addizionedele addizioni,del’elencodi beni,del possesso macrovoluminosod’oggetti. Consuetudinedi questi nostri tempi-catalogo, in cui essere è avere per opposizione annulata, trova nel’opera suo simulacro e certame. Se ne offrono esempi. «Vincent Profumo possedeva: un pastificio nela zonadi Castelammaredi Stabia;due aziende che fornivano computer a enti pubblici, uffici, ospedali;diciotto appartamenti nel napoletano; seidistributoridi benzina; un cementificio;due sale bingo; vari vigneti nel salernitano; un’azienda vinicola con marchiodOC; un ristorante sula costiera amalfitana; unadecinadi macchine; uno yacht; a vilamasseriafortino al pËse; ’attico a via Caracciolo; migliaiadi ettaridi terreno; un castelo adibito con sale per conferenze, convegni, buffet; una vila holywoodiana a PËstum». Non basta: «Venti tv al plasma; una ventinadi impianti stereo;decinedi ettori MP3; trenta celulari; Play Station; unadecinadi Pc,diciotto portatili». Non basta: «Oltre trecento paiadi scarpe: classiche, sportive, artigianali; che si fa faredai calzaturieri a Firenze, che va a prendere nele Marche; poi una serie infinitadi mocassini ila, viola, beige, marrone, nero, azzurro, indaco, testadi moro, celeste, blu cobalto, rosso,di pele,di camoscio,di velutino,di nappa,di coccodrilo. Certe erano eopardate, altre tigrate, fucsia, verde chiaro, verde bottiglia, verde pistacchio, verde piselo, amaranto, bianchedi Positano e bianchedi Capri». a mogliedi Vincent, Felicita, indossa «Versace a borsa; Armani il taileur;dolce&Gabbana a cintura; e scarpedi Alviero Martini, a spiladi Fendi nei capeli; il profumodi Calvin Klein; orecchini Guess; anelo Morelato» (e, naturalmente, sa tuttodi «attrici, attricette, veline, bonazzedi turno, troni e tronisti, Uomini edonne, Centovetrine»). Mentre «il ragazzo sapeva tuttodi Bobde Niro,di Mickey Rourke,di Joe Pesci,di Andi Garcia;di Quentin Tarantino,di Harvey Keitel edi Abel Ferrarû e, tuttavia, nela sua vita, nela sua avventurada film «non c’era Bruce ee. Non c’era Charles Bronson. E nemmeno ee Van Cleef. Non c’era Uma Thurman, non c’era Stalone, non c’eradouglas né c’era Travolta. Non c’era Angelina Jolie e nemmeno Mattdamon o Mattdilon, né Christofer Walken né Sean Penn». ’Infernapoli’ è questo facile e voluttoso catalogo, questo nula pienodi troppo.