Quando il maglio batteva... la mia terra, l'acqua, la memoria - 9788889050255

Quando il maglio batteva... la mia terra, l'acqua, la memoria: "Lunardi il cantastorie delle stelle solitarie. Per questi racconti voleva il titolo "La stella bovara". Annunciando l'alba, i mattini delle campagne, i lavori nelle stalle, le prime giovanili fatiche, le malinconie. I drammi della povertà. C'è perfino un Conte con la Villa Padronale. [...] Quando da casa mia si sentivano più vicini i colpi del maglio, "el tempo cambia", diceva la mamma. Racconti brevi, consolazioni e carezze per le nostre perdute sere nei sognanti filò delle piccole felicità, della velata malinconia. Lunardi è un contafiabe d'arguzia non esibita, sempre nobilmente misurata dalla saggezza. E basti il commovente personaggio di Gnagne con il suo amore per i campi, per l'acqua fermata nei gorghi, per gli uccellini: "non sparo a un oseleto: me vergogno!", con il saluto alla furbissima lepre della maredana, la golena del Tésina, a dire quanto Cirillo sia sensibile, piacevolmente abile, generoso e sapiente, poetico e buono". (dal "Preludio" di Bepi De Marzi)
"Lunardi The Storyteller of solitary stars. For These stories he wanted the title "The Star Bovara". Announcing the dawn, the mornings of the countryside, the work in the stables, the first youthful labors, the melancholy. The dramas of poverty. There is even a Count with the Manor House. [...] When from my house they felt closer to the blows of the mallet, "El tempo changes," mother said. Short Stories, consolations and caresses for our lost evenings in the dreamy filò of small happiness, of vewed melancholy. Lunardi is a contafiabe of unperformed wit, always nobly measured by wisdom. And suffice the moving character of Gnagne with his love for the fields, for the water stop in the Gorghi, for the birds: "I do not shoot a oseleto: Me ashamed!", with the greeting to the cunning hare of Maredana, the Golena of Tésina, to say how sensitive Cyril is , pleasantly skillful, generous and knower, poetic and good. " (From the "Prelude" of Bepi De Marzi)