Bisogna vivere se stessi come un popolo intero - 9788897132219

Bisogna vivere se stessi come un popolo intero: In prima persona, in cinque vivaci e godibilissimi racconti "autoetnografici", una giovane donna ci parla della propria esperienza come studentessa straniera a Londra e a Canterbury, ma non si ferma a questo. Spigliata e autoironica, "mai come ora così serena e così abbandonata, così viva e così perduta", ci accompagna alla scoperta del sentirsi insieme stranieri e solidali, estranei eppure intimamente uniti a tutti gli altri esseri umani proprio in ragione delle differenze di lingua e di cultura che sembrano separarci. Non è mai facile conoscere e capire le persone, e meno che mai popolare di sé i luoghi in cui ci si ritrova. Per le vie di Londra, l'autrice indossa i sandali di Sandrine, una migrante, una profuga, e scopre che sono troppo stretti per lei: è così che ci racconta, con fine intuito femminile, la scoperta dell'empatia che può farci incontrare le persone più diverse, alla fine, al di là o al di qua di ogni frontiera. Un inno alla giovinezza, alla diversità, alla femminilità come energia e acutezza di sguardo e alla possibilità di una vita riconciliata con tutti.
In the first person, in five lively and very enjoyable "self-ethnographic" tales, a young woman talks about her own experience as a foreign student in London and Canterbury, but does not stop at this. Spirited and self-ironic, "never as now so serene and so abandoned, so alive and so lost," accompanies us to the discovery of the foreign and solidarity feeling together, strangers and yet intimately united to all other human beings precisely because of the differences of language and culture that seem to separate us. It is never easy to know and understand people, and less than ever populate the places where you find yourself. Through the streets of London, the author wears sandals from Sandrine, a migrant, a refugee, and discovers that they are too tight for her: this is how she tells us, with fine feminine intuition, the discovery of empathy that can make us meet the most diverse people in the end, beyond or across the border. A hymn to youth, to diversity, to femininity as energy and acuteness of gaze and to the possibility of a life reconciled with all.