Storia comune. Nuovi interventi - 9788872857816

Storia comune. Nuovi interventi: Mentre strizza l'occhio alla grande narrativa dell'Ottocento ("Una storia comune" fu il romanzo d'esordio di Goncarov), il titolo di questo libro rimanda a qualcosa di urgentemente contemporaneo: i dibattito sui "common goods". Perché anche la storia - intesa sia quale scienza di un passato condiviso, sia quale tecnica di una memoria collettiva - deve essere oggi ripensata e tutelata quale "bene comune". Ma per valere da bene comune, deve essere sottratta a chi vuole farne un bene indifferenziato: una "narrazione" spendibile sul mercato della creatività letteraria come su quello della propaganda politica. La storia è un bene troppo prezioso per essere lasciato in pasto a praticoni più o meno abili nella contaminazione dei generi e a liquidatori più o meno seduttivi di ogni cultura dei "professoroni". Che cosa resta, oggi, dell'illuminismo retrospettivo perseguito dai grandi maestri della storiografia novecentesca? Quanta parte delle nostre radici va ritrovata, piuttosto che nel "secolo breve", in certe lunghe durate della storia medievale o moderna? Come giustificare la persistente centralità, nell'uso pubblico della storia, della catastrofe ebraica? Una guida ragionata su alcune domande di fondo della nostra contemporaneità.
As a nod to the great nineteenth-century fiction ("a common history" was the debut novel by Goncharov), the title of this book refers to something urgently contemporary: the debate on "common goods". Because even the story-understood both as science of a shared past, both as a collective memory technique-must be rethought and protected today as a "common good". But to argue from common good, should be subtracted to anyone who wants to make a good undifferentiated: a "narrative" expendable in the market for literary creativity as on that of political propaganda. The story is an asset too valuable to be left to insolvency practitioners more or less skilled in the filming of the kinds and liquidators more or less seductive culture of "controlled". What remains today of the enlightenment by the great masters of twentieth-century historians pursued retrospective? How much of our roots must be found, rather than the "short century", in certain long life-story medieval or modern? How to justify the continuing centrality, the public use of history, of the Jewish catastrophe? An annotated guide to some basic questions of our time.