Togliendo il dolore dagli occhi - 9788896506271

Togliendo il dolore dagli occhi: Prigioniero di un oscuro carnefice, un uomo si chiede il motivo della violenza che è costretto a subire, incapace, come chi legge, di capire la ferocia del suo aguzzino. Così inizia un cammino verso la comprensione che è anche una discesa nelle profondità dell'animo umano. Majorino cala il lettore in un'atmosfera straniante, dove nulla è ciò che sembra e tutti hanno qualcosa da nascondere. La vicenda si snoda fra lo spazio angusto di uno scantinato e una realtà degradata, dove si muovono grotteschi personaggi che caricano l'atmosfera di inquietudine. Fa da sfondo alla narrazione la guerra dei Balcani; l'ultimo grande conflitto europeo acquista voce di personaggio per raccontare una storia di violenza capace di risvegliare le angosce sopite del Novecento. Majorino offre la possibilità di riflettere sulla facile indulgenza con cui trattiamo il nostro passato, e sulla sufficienza con cui guardiamo alle possibilità che ci vengono offerte da pace e democrazia. Ci si può realmente rendere conto di cosa significhi vivere in uno scenario bellico? Può bastare l'idealismo, il pacifismo di comodo con cui si critica la guerra comodamente seduti in poltrona per comprendere davvero cosa essa rappresenti per l'essere umano?
Prisoner of a dark executioner, a man asks why violence is forced to suffer, unable, as the reader, to understand the ferocity of his tormentor. So begins a journey toward understanding that is also a descent into the depths of the human soul. Majorino cala alienating atmosphere player, where nothing is what it seems and everyone has something to hide. The story winds through the cramped space of a basement and a degraded reality, where they move grotesque characters who upload the mood of disquiet. The backdrop to the narrative the Balkan war; the last great European conflict buy voice of character to tell a story of violence capable of awakening the dormant anxieties of the twentieth century. Majorino offers an opportunity to reflect on easy indulgence with which we treat our past, and sufficiently with which we look at the possibilities that are offered to us by peace and democracy. You can actually make out what it's like to live in a war scenario? That's enough idealism, pacifism of convenience with which one criticizes the war from the comfort of an armchair to really understand what it is to be human?