Febo cane metafisico - 9788836816439

Febo cane metafisico: «L'incontro fra un uomo e un cane è sempre l'incontro fra due spiriti liberi, fra due forme di dignità, fra due morali disinteressate»: così scriveva Curzio Malaparte, ricordando il suo primo incontro con Febo, l'«amico Febo», il cane levriero da lui incontrato quando si trovava in esilio a Lipari e da allora suo compagno inseparabile. Al cane Febo, che compare anche nel suo capolavoro narrativo "La pelle", Malaparte ha dedicato diverse pagine; in particolare, due racconti, più un altro abbozzo di racconto, che troviamo qui riuniti, "Febo cane metafisico", "Cane come me" e "Caneluna", a testimonianza di un rapporto sentimentale che chiunque abbia avuto un cane può facilmente comprendere. Febo per Malaparte non è semplicemente un amico, è anche una sorta di proiezione di sé, di un suo 'alter ego': «Se non fossi uomo», scrive ancora lo scrittore, «e non fossi quell'uomo che io sono, vorrei essere cane. Non già, come un Cecco Angiolieri, per abbaiare e mordere, ma per assomigliare a Febo». Del resto, già il suo biografo Giordano Bruno Guerri ricordava che lo scrittore amava i cani «con un trasporto e una dedizione che non mostrò per gli uomini. E non era un attaccamento di tipo estetico e decadente come quello di D'Annunzio per i suoi celeberrimi levrieri. Malaparte amava i suoi cani perché erano, diceva "come me"». La storia di Febo si intreccia con l'esilio di Malaparte in queste pagine davvero memorabili. Completa il nostro volume un raro articolo dello scrittore dedicato ai Cani di Maremma.
"The encounter between a man and a dog is always the encounter between two free spirits, between two forms of dignity, between two disinterested morals", wrote Curzio Malaparte, recalling his first encounter with Phoebus, the "friend Phoebus", the greyhound dog he met when he met he was in exile in Lipari and since then his inseparable companion. To the dog Phoebus, who also appears in his narrative masterpiece "The Skin", Malaparte has dedicated several pages; in particular, two stories, plus another sketch of storytelling, which we find here gathered, "Phoe metaphysical dog", "Dog like me" and "Caneluna", testifying to a romantic relationship that anyone who has had a dog can easily understand. Phoebus for Malaparte is not simply a friend, it is also a kind of projection of himself, of his 'alter ego': "If I were not a man", writes the writer, "and I was not that man that I am, I would be a dog. Not already, like a Cecco Angiolieri, to bark and bite, but to look like Phoebus." After all, his biographer Giordano Bruno Guerri recalled that the writer loved dogs "with a transport and dedication that he did not show for men. And it was not an aesthetic and decadent attachment like D'Annunzio's for his famous greyhounds. Malaparte loved his dogs because they were, he said, "like me." The story of Phoebus is intertwined with Malaparte's exile in these truly memorable pages. A rare article by the writer dedicated to the Dogs of Maremma completes our book.