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Diritto penale dei marchi e del made in Italy - 9788813362522

di Manca edito da CEDAM, 2017

Informazioni bibliografiche del Libro

 

Diritto penale dei marchi e del made in Italy: Una lunga tradizione attribuisce ai reati di contraffazione dei marchi il bene giuridico della pubblica fede, incentrandoli sulla tutela dell'affidamento collettivo dei consumatori nei contrassegni d'impresa e relegando a una protezione riflessa la proprietà industriale dell'esclusivista. I fenomeni di mercato, tuttavia, hanno posto legislatore e interprete di fronte alla realtà della trasformazione del ruolo del marchio, che nella economia globalizzata, e nel diffuso modello di produzione decentrata, diviene, da indicatore di provenienza aziendale, un segno di per sé vuoto di significato, ma capace di attrarre all'acquisto attraverso i contenuti emozionali associatigli con tecniche di branding: dunque un fattore di vendita, e un valore rilevante dell'attivo d'impresa. Muta, così, pelle anche il consumatore, che da 'parte debole' dello scambio esposta al pericolo di frodi diviene propulsore individuale e collettivo di comportamenti illeciti di mercato, avendo assunto, quale collateral damage della forza attrattiva esercitata dal marchio, il ruolo di 'attore della domanda' di merci contraffatte low cost, capace di stimolare sul versante dell'offerta strutture organizzate di produzione e distribuzione del falso. Il diritto industriale ha adeguato la disciplina del marchio, costruendolo come diritto di proprietà dell'esclusivista, liberamente disponibile seppure coi limiti che il neminem laedere pone anche alla proprietà classica. Il diritto penale è invece rimasto a lungo intrappolato nell'osservanza delle vecchie concezioni, persistendo nel vezzeggiare un consumatore-vittima
A long tradition attaches to the offences of trademark counterfeiting the legal good of the public faith, focusing on the protection of the collective custody of the consumers in the marks of business and relegating to a protection reflected the property of the exclusive industry. The market phenomena, however, have placed legislator and interpreter in front of the reality of the transformation of the role of the brand, that in the globalized economy, and in the widespread model of decentralised production, becomes, by indicator of company origin, A sign in itself void of meaning, but capable of attracting to the purchase through the emotional contents associated with branding techniques: therefore a factor of sale, and an important value of the business assets. Mute, thus, skin also the consumer, who from ' weak part ' of the exchange exposed to the danger of fraud becomes individual and collective engine of illicit market behaviors, having assumed, as collateral damage of the attractiveness force exerted by Mark, the role of ' demand actor ' of low cost counterfeit goods, able to stimulate on the offer organized structures of production and distribution of the false. Industrial law has adapted the discipline of the brand, building it as the right of ownership of the exclusive, freely available albeit with the limits that the Neminem Wrongdoer also poses to the classical property. Criminal law has long been trapped in the observance of old conceptions, persisting in fondle a consumer-victim

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