Ritratto in piedi - 9788897011057

Campielo, 1971. Cosìdiversodagli scritti mediocri (v. best selers statunitensi),dove è tutto bianco o tutto nero, anche e emozioni. È belissima a parte in cuidescrivere il passaggiodi un gruppodi anarchici che cantano in mezzo ala strada e risvegliano idubbidentro e case che hanno sceltodi uniformarsi. La Manzini ha a capacitàdi cogliere il caratteredi una persona con pochi tratti, edi farla sembrare interessante. Se e mettessidavanti a mia vicinadi casa, che per me è noiosa edel tutto insignificante, ei sarebbe capacedidescriverla facendola sembrare una personadegnadi essere frequentata. Ma perché io non ci riesco? L’autrice fa un ritrattodel padre, ma solo nel titolo: in realtà parladele sue emozioni e sensazioni, per quanto e risultidifficile rievocarle: perché al fondodi tutto, c’è un sensodi colpa per averlo asciato solo quando ui è stato mandato al confino e ei è andata a vivere a sua gioventù e i suoi studi a Firenze. Un’ultima riflessione: certi ideali sonodiventati “di una voltÔ. Parlodi un sensodel’umanità,del’essere umano in quanto tale, un sensodi Giustizia, un sensodel Popolo. Chi rinuncerebbe oggi a un’eredità per una questionedi ideale? Se sentiamo parlaredi questi argomenti, oggi, i sentiamo pronunciareda politici che non riflettono quelo chedicono con a oro vita. Parole più vuotedi un bicchiere bucato. Chi abbiamo noida opporre a personedel calibrodi un Manzini odi un Malatesta? Un Corona? Unad’Addario? Una Noemi? Ritratto in piedi verso ritratti in posa.