Dopo il Leviatano. Individuo e comunità. Nuova ediz. - 9788833923727

Dopo il Leviatano. Individuo e comunità. Nuova ediz.: L'indole predittiva è piuttosto rara tra i filosofi. E quando si manifesta, è ancor più inconsueto che sappia allungare il vettore concettuale al medio periodo, da sempre opaco e refrattario a una decifrazione lungimirante. Un saggio di tale eccezionalità è offerto dal pensiero di Giacomo Marramao, uno dei pochissimi a saper trarre conseguenze teoretico-politiche di rilievo dalla grande soglia che stiamo oltrepassando. Se tredici anni fa, nell'edizione precedente di questo libro sulle sorti della megamacchina statuale, annunciava l'imminenza di un cambio di paradigma, adesso ragiona sugli effetti che l'inveramento di quel pronostico ha ingenerato a livello globale, e acumina lo sguardo su ciò che ci aspetta. Con la nostra ipermodernità mondializzata si è esaurita l'efficacia - anche simbolica - dello Stato, organismo d'artificio per il quale Hobbes aveva scelto l'emblema «mostruoso» del Leviatano biblico. La rottura del monoteismo politico che lo eleggeva a massima potenza terrena, fonte esclusiva di sovranità e diritto, ha ridato forza a potestà indirette di tipo economico e religioso, e ha portato al diapason l'antinomia moderna tra i due principi di identità e differenza. Il dopo che Marramao ha visto distintamente profilarsi all'avvento del nuovo millennio sostituisce ora al proprio contrassegno temporale una marca spaziale. Solo un pensiero dello spazio, della contiguità eterogenea e incomprimibile, è infatti all'altezza del nostro presente e delle sue urgenze: congedarsi da una logica identitaria e restituire alla politica la capacità di conferire senso all'agire coll
Predictive disposition is quite rare among philosophers. And when it manifests itself, it is even more unusual for it to be able to extend the conceptual vector to the medium term, which has always been opaque and refractory to a forward-looking decipherment. An essay of this exceptionality is offered by the thought of Giacomo Marramao, one of the very few who knows how to draw important theoretical-political consequences from the great threshold that we are crossing. If thirteen years ago, in the previous edition of this book on the fate of the state megamachine, he announced the imminence of a paradigm shift, now he thinks about the effects that the reverence of that prediction has generated globally, and sharpenes his gaze on what awaits us. With our globalised hypermodernity, the effectiveness - even symbolic - of the State, an artificial body for which Hobbes had chosen the 'monstrous' emblem of biblical Leviathan, has been exhausted. The breaking of the political monotheism that elected him as the greatest earthly power, the exclusive source of sovereignty and law, has restored strength to indirect economic and religious powers, and has brought to diapason the modern antinomy between the two principles of identity and difference. The afterthought that Marramao saw distinctly looming at the advent of the new millennium now replaces its time mark with a spatial brand. Only a thought of space, of heterogeneous and incompressible contiguity, is in fact equal to our present and its urgencies: to take leave of an identity logic and to give politics the ability to give meaning to the