Leopardi tra Leibniz e Locke. Alla ricerca di un orientamento e di un fondamento - 9788843024742

Leopardi tra Leibniz e Locke. Alla ricerca di un orientamento e di un fondamento: Nel pensiero datato 19-22 aprile 1826 e raccolto nello Zibaldone, Leopardi si ingegna inutilmente di debellare la teoria dell'ottimismo di Leibniz, del quale non ha mai letto veramente l'opera: dall'incontro-scontro con il filosofo di Lipsia la sua riflessione esce ridimensionata e mostra tutta la sua debolezza teoretica e argomentativa. Determinante si rivela invece l'incontro con l'opera di Locke, in particolare con il Saggio filosofico sull'intelletto umano, che il poeta conosce attraverso la versione francese del Coste e il Compendio del Winne, tradotto da Francesco Soave. Non solo la gnoseologia, ma anche la psicologia del Recanatese è di impronta lockiana, attraverso quel rapporto tra desiderio (del conoscere e del piacere) e inquietudine che costituisce, fino alla Ginestra, l'asse portante della sua filosofia. Al filosofo inglese rinviano anche la sua critica all'innatismo di Platone e dei cartesiani e il funzionamento dell'archetipo "siepe" dell'Infinito, omologabile, per valenza, alle mura adamantine del Saggio lockiano.
In the thought dated 19-22 April 1826 and collected in the Zibaldone, Leopardi tries in vain to eradicate the theory of optimism of Leibniz, of which he has never really read the work: from the encounter-clash with the Leipzig philosopher his reflection comes out scaled down and shows all its theoretical and argumentative weakness. Decisive is the encounter with locke's work, in particular with the Philosophical Essay on the Human Intellect, which the poet knows through the French version of the Coste and the Compendium of Winne, translated by Francesco Soave. Not only gnoseology, but also the psychology of Recanatese is lockian, through that relationship between desire (of knowing and pleasure) and restlessness that constitutes, up to the Broom, the backbone of his philosophy. To the English philosopher also refer his criticism to the innatism of Plato and the Cartesians and the functioning of the archetype "hedge" of the Infinite, homologable, by value, to the adamantine walls of the Lockian Sage.