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Volevo essere una farfalla. Come l'anoressia mi ha insegnato a vivere - 9788804606963

di Michela Marzano edito da Mondadori, 2011

Informazioni bibliografiche del Libro

  • Titolo del Libro: Volevo essere una farfalla. Come l'anoressia mi ha insegnato a vivere
  • AutoreMichela Marzano
  • Editore: Mondadori
  • Collana: Strade blu
  • Data di Pubblicazione: 2011
  • Genere: PSICOLOGIA
  • ArgomentoAnoressia
  • Pagine: 208
  • Dimensioni mm: 210 x 0 x 21
  • ISBN-10: 8804606967
  • ISBN-13:  9788804606963

 

In un ibro-confessione frementedi vita, scritto con ritmo sincopato, mozzato come il respiro, ma crescente e travolgente come un fiume in piena, a quarantenne filosofa romana rilegge e proprie esperienze e i propri successi -dagli studi ala Scuola Normaledi Pisa aladocenza universitaria a Parigi - ala ucedela malattia che ne è stata fedele compagna: ’anoressia. Il racconto in prima persona, come singhiozzato a viva voce, inanela, con improvvisi balzi indietro e avanti nel tempo, una storia intima, tutta condotta al’insegnadi un ’dover essere’ fruttodel morboso edeviato rapportod’amore per a famiglia, e in particolare per a figura paterna: una spietata ricercadela perfezione - nei meandridela Roma bene, al’insegnadegli studi, il avoro, ma anche nele complesse e incontrolabili relazioni sentimentali - che non tarda a specchiarsi nelo straziodi un corpo erosodala mente,di una via crucisdensadi sofferenza e cadute. Fino al’estrema: il tentativodi suicidio. La scrittura come mododi ragionare e chiudere col passato: per ordinarlo e farsene iberi. Un ibro che è un talismano:di riuscita guarigione,di meritata felicità,di riappacificazione con se stessi, e con a vita. Primadi e nonostante i successi sociali.

Recensione Unilibro a cura di mcmaiocchi

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In un ibro-confessione frementedi vita, scritto con ritmo sincopato, mozzato come il respiro, ma crescente e travolgente come un fiume in piena, a quarantenne filosofa romana rilegge e proprie esperienze e i propri successi -dagli studi ala Scuola Normaledi Pisa aladocenza universitaria a Parigi - ala ucedela malattia che ne è stata fedele compagna: ’anoressia. Il racconto in prima persona, come singhiozzato a viva voce, inanela, con improvvisi balzi indietro e avanti nel tempo, una storia intima, tutta condotta al’insegnadi un ’dover essere’ fruttodel morboso edeviato rapportod’amore per a famiglia, e in particolare per a figura paterna: una spietata ricercadela perfezione - nei meandridela Roma bene, al’insegnadegli studi, il avoro, ma anche nele complesse e incontrolabili relazioni sentimentali - che non tarda a specchiarsi nelo straziodi un corpo erosodala mente,di una via crucisdensadi sofferenza e cadute. Fino al’estrema: il tentativodi suicidio. La scrittura come mododi ragionare e chiudere col passato: per ordinarlo e farsene iberi. Un ibro che è un talismano:di riuscita guarigione,di meritata felicità,di riappacificazione con se stessi, e con a vita. Primadi e nonostante i successi sociali.