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La lingua dei lager. Parole e memorie dei deportati italiani - 9788868436254
di Rocco Marzulli edito da Donzelli, 2017
- Prezzo di Copertina: € 24.00
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Informazioni bibliografiche del Libro
- Titolo del Libro: La lingua dei lager. Parole e memorie dei deportati italiani
- Autore: Rocco Marzulli
- Editore: Donzelli
- Collana: Saggi. Storia e scienze sociali
- Data di Pubblicazione: 2017
- Genere: STORIA D'EUROPA
- Argomenti : Campi di concentramento Nazismo Lingua tedesca
- Pagine: XVII-155
- Dimensioni mm: 216 x 0 x 14
- ISBN-10: 8868436256
- ISBN-13: 9788868436254
La lingua dei lager. Parole e memorie dei deportati italiani: «La composizione umana stratificata del lager porta con sé la confusione delle lingue», scriveva Primo Levi, una Babele che riveste un ruolo centrale nei ricordi dei deportati italiani: spesso compaiono la difficoltà di capire gli ordini, il divieto di usare una lingua diversa dal tedesco, il ricordo ossessivo di parole che continuano a tornare alla mente, anche a tanti anni di distanza. Proprio per la centralità di questo elemento, per comprendere appieno i campi di concentramento nazisti, diventa indispensabile conoscere la lingua che essi hanno prodotto. Da una parte c'è la lingua tedesca dei sorveglianti, ridotta a un frasario che riassume comandi, gerarchie e luoghi e che si avvale di un linguaggio in codice che occulta ciò che sta avvenendo; dall'altra c'è la lingua franca dei prigionieri, costituita da lingue diverse tra cui tedesco, russo, polacco, francese, spagnolo e italiano. A Mauthausen, Auschwitz, Ravensbriick, Dachau e in altri campi, la lingua del lager, Lagersprache, è per le deportate e i deportati un mezzo imprescindibile per comprendere gli ordini espressi solo in tedesco, per comunicare tra loro, per interpretare la realtà che li circonda, per evitare i pericoli, e per resistere. Colmando un vuoto della ricerca linguistica, Rocco Marzulli ha elaborato un repertorio della lingua del lager, fondato su un'ampia ricognizione delle memorie dei deportati italiani, non solo per offrire uno strumento per leggere e interpretare le loro testimonianze scritte e orali, ma anche per introdurre il lettore meno esperto nella realtà quotidiana dei campi di concentramen
??The human composition layered lager brings with it the confusion of languages, ' wrote Primo Levi, a Babel that plays a central role in memories of the deported Italians: often feature the difficulty to understand the orders, the prohibition on the use of a language other than German, the obsessive recollection of words that keep coming back to mind, even many years later. Precisely because of the centrality of this element, in order to fully understand the Nazi concentration camps, it becomes essential to know the language that they have produced. On the one hand there is the German-speaking overseers, reduced to a phrase book that summarizes controls, hierarchies and places and using a coded language that obscures what is happening; the other is the lingua franca of the prisoners, consisting of different languages including German, Russian, Polish, French, Spanish and Italian. In Mauthausen, Auschwitz, Ravensbriick, Dachau and other camps, language of the lager, Lagersprache, is essential for understanding and deported deported half the orders expressed in German only, to communicate with each other, to interpret the reality around them, to avoid the dangers, and to resist. Bridging a gap of linguistic research, Rocco Mae has developed a directory of language of the lager, founded on extensive reconnaissance of the memoirs of the deported Italians, not only to provide a tool to read and interpret their written and oral testimonies, but also to introduce the most inexperienced player in the everyday reality of concentramen
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