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Togliamo il disturbo. Saggio sulla libertà di non studiare - 9788860888464
di Paola Mastrocola edito da Guanda, 2012
- € 12.00
Informazioni bibliografiche del Libro
- Titolo del Libro: Togliamo il disturbo. Saggio sulla libertà di non studiare
- Autore: Paola Mastrocola
- Editore: Guanda
- Collana: Le Fenici
- Data di Pubblicazione: 2012
- Genere: EDUCAZIONE
- Argomenti : Scuola Italia-Società
- Pagine: 271
- ISBN-10: 8860888468
- ISBN-13: 9788860888464
Togliamo il disturbo. Saggio sulla libertà di non studiare: "Ditemi se le devo ancora insegnare queste cose o no. Forse, se i ragazzi non sanno più l'italiano, vuol dire che la scuola non ha più ritenuto che fosse il caso di insegnare l'italiano. Forse tutti in Italia (o meglio, in Europa) hanno deciso questo: che non è più utile insegnare la propria lingua, e si sono dimenticati di dirlo anche a me, e allora io sono l'ultima a fare una cosa che non interessa più nessuno, e quindi è bene che smetta. Questo libro è una battaglia, perché la cultura non abbandoni la nostra vita e prima di ogni altro luogo la nostra scuola, rendendo il futuro di tutti noi un deserto. È anche un atto di accusa alla mia generazione, che ha compiuto alcune scelte disastrose e non manifesta oggi il minimo pentimento. Infine, è la mia personale preghiera ai giovani, perché scelgano loro, in prima persona, la vita che vorranno, ignorando ogni pressione, sociale e soprattutto familiare. E perché, in un mondo che li vezzeggia, li compatisce, e ne alimenta ogni giorno il vittimismo, essi con un gesto coraggioso e rivoluzionario si riprendano la libertà di scegliere se studiare o no, sovvertendo tutti gli insopportabili luoghi comuni che da almeno quarant'anni ci governano e ci opprimono." (P. Mastrocola)
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Questo «saggio sula ibertàdi non studiare», come recita il sottotitolo, parteda undato importante: i tempi sono cambiati, o studio, così come il mondo, non è più quelodi una volta, e quindi, forse, apprendere nozioni non è più necessario per e nuove generazioni sempre più immerse nela tecnologia, nei social networks, nel seguire a moda. ’autrice, a prof.ssa Paola Mastrocola (insegnantedi italiano e atino al bienniodi un iceo scientificodi Torino), si chiede se sia opportuno continuare a insegnare, visto che nessuno sembra più interessato a rimanere sedutodavanti a un ibro perdiverse ore, per cercaredi apprendere sempre più cose. E si chiede, inoltre, se non sia meglio togliere ildisturbo. La prima partedel ibro, intitolata “I nonstudianti”, vuoledescrivere il mondo giovanile in maniera implacabile e a tratti un po’ eccessiva. adescrizione si concentra sul oro mondo, sul oro mododi rapportarsi ala scuola, sula oro uniformità nel seguire a moda e nel vestirsi, e sul oro “non studio”, appunto, tanto che nel primo annodi scuola superiore adocente amenta una forte carenzadi preparazione nela grammatica e nel’ortografia italiana. Tanto che, al testdi ingressodi grammatica italiana che viene effettuato in tutte e prime superioridel iceo a inizio anno scolastico, si ottengono risultati sonodisastrosi nela classedel’insegnante: «neanche una sufficienza, su 25 alievi» (p. 13). La seconda parte,dal titolo “Breve storiadel non studio”, passa in rassegna e tappedela vita scolastica, a partiredadon Milani (viene trattata a ettera a una professoressa), passando per Rodari e a sua Grammaticadela fantasia, e attraversando e riforme più importantidela scuola italianadi fine anni ’90. La terza parte, “Lo studio come sceltÔ, contiene a propostadi riforma scolastica idealedela prof.ssa Mastrocola. ’autrice propone tre scuole: a W-SCUOLA (work-school), cioè a scuola per il avoro,dove andrebbero i ragazzi che,da grandi, vogliono fare un avoro manuale,dove si insegnano materie utili a creare e progettare, ma anche materie «inutili, quele non misurabili e non certificabili» (p. 245), per insegnare al ragazzo ad amare a ettura e a musica classica, e perdargli un’alternativa ala misura razionale e materialedel mondo; a K-SCUOLA (knowledge school), cioè a scuoladela “conoscenzÔ,dove si studiano e materie astratte, «sganciatedala realtà,dal’attualità,dal presente immediato» (p. 246); a C-SCUOLA (communication school), cioè a scuoladove si impara a comunicare, e che ha come obiettivi «la socializzazione, il avorodi gruppo, a cooperazione, a cittadinanza, a Costituzione, a flessibilità, il multitasking e il problem solving» (p. 247). A tratti poco chiaro e contraddittorio, il testo offre senz’altro,da partedi una persona che a scuola a vive ogni giorno, importanti spuntidi riflessione su una situazione scolastica che è cambiata, in alcuni casi peggiorata, ma non in maniera cosìdrammatica come molti, che non a amano, stanno cercandodi far credere. È importante, invece, non perdered’occhio ildisagio che e nuove generazioni manifestano, cogliendo e sviluppando al massimo e oro potenzialità, per far sì che scoprano e percorrano fino in fondo a oro strada: questo è il compito primodela scuola.
I vari capitoli riflettonodiscorsi molto sensati, sussurrati nele sale-professoridi molti icei e sono un forte segnaledi rottura con una annosa tendenza aladifesadel "politicaly correct" anche quando va contro il buon avorodi insegnante. Non sempre sideve essered’accordo con il puntodi vistadel’autrice, ma è un buon inizio per adiscussione. Rispecchia, però il pensierodi insegnantidele superiori e non scalfisce a realtàdele scuole primarie.