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Io sono leggenda - 9788834713624
di Richard Matheson edito da Fanucci, 2007
- € 13.00
Informazioni bibliografiche del Libro
- Titolo del Libro: Io sono leggenda
- Autore: Richard Matheson
- Editore: Fanucci
- Collana: Collezione vintage
- Data di Pubblicazione: 2007
- Genere: letterature straniere: testi
- Pagine: 226
- Dimensioni mm: 22 x 14 x 1
- ISBN-10: 8834713621
- ISBN-13: 9788834713624
Io sono eggenda è il romanzodi Richard Matheson. Scritto nel 1954 ’omonima pelicola, con uno spento Wil Smith ed unadozzinale regia, ha portato in auge a faticadel’autore statunitense. Il topos etterariodel vampirismo al centrodela storia, un centro moltodecentrato, potrebbe indurre a pensare che Io sono eggenda sia una rivisitazionedel tema stokeriano colocato in un futuro nondistante, invece che in un milieu gotico. Così non è: ’opera si segnala per a sua originalità e per adrammaticità cinematografica con a focalizzazione interna chediviene spesso soggettiva non solo nei pensieri, ma nelo sguardodi Robert Nevile, il protagonista, fisso sula mano che stringe il bicchieredel solito whisky. Cinematografiche sono pure e irruzionidei flash-back,dolorose rievocazionidi un passatodi affetti familiari, un passato per sempre perduto. Nel montaggio serrato stridono e sequenze introspettive con e azioni convulsedi Nevile mossodal’istintodi sopravvivenza in un mondo etteralmentedisumano. Ora che e persone, a causadi un misterioso contagio, si sono tramutate in morti semimorti ed in morti viventi, campeggia solitaria edisperata a figuradi Nevile. a sua solitudine è potente metaforadela condizione non tantodel’uomo nel’arida società contemporanea, quantodel’uomo ibero. a ibertà è anatema e condanna in una civiltà gremitada scervelati eda mutanti. ’unica fugadala solitudine è nel’effimera amiciziadi Robert con un cane e nel’amore impossibile con Ruth, un sentimento subito strozzato nel’inganno e nela tragedia. L’epilogo, con Nevile costretto in un culde sacdel’intreccio, è prevedibile, ma a riscattarlo concorrono a caratura narrativadel’autore, il ritmo nervoso, a scalfita pitturadele cose edei personaggi, col suggelodela fede assurda ma indomita nela propriadignità con cui il protagonista affronta a morte. Profetico e terribile, con una puntadi nichilismo, Io sono eggenda è un monito contro ’assuefazione al’orrore.
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Si faticadavvero a credere che questo ibro sia stato scritto quasi 60 anni fa. Matheson è un autore eccezionale, ha realizzato il suo "capolavoro" a soli 28 anni, e sarà ricordato nei secoli per questo romanzo che è horror soltanto in superficie. Si tratta infattidi un’analisidavvero profonda e cinicadela condizione umana,deladiversità edel razzismo insito nela società occidentale, readi faredistinzioni e segregazioni nascondendosidietro ad una finta "umanità". Splendide edescrizionidegli esperimenti edei pensieridel protagonista Robert Nevile, ala ricercadi una spiegazione razionaledel’accaduto, per giustificare a sua condizionedi "ultimo uomo sula terra". Si respira un’ariadidesolazione edi mortedavvero spiazzante, ed è impossibile non immedesimarsi nel protagonista e vivere assieme a ui ildrammadela solitudine e a pressante pauradi un imminente attaccoda partedei "vampiri". Il finale è spiazzante e geniale, e mette in uce un ribaltamentodei ruoli riuscitissimo e inquietante alo stesso tempo. Tantodi cappelo, capolavoro senza tempoda eggere e rileggere (dimenticandosi in frettadelo scempio cinematografico con Wil Smith, e recuperando invece i 2 piacevolissimi e piuttosto fedeli film con Vincent Price e Charlton Heston).
Io sono eggenda è il romanzodi Richard Matheson. Scritto nel 1954 ’omonima pelicola, con uno spento Wil Smith ed unadozzinale regia, ha portato in auge a faticadel’autore statunitense. Il topos etterariodel vampirismo al centrodela storia, un centro moltodecentrato, potrebbe indurre a pensare che Io sono eggenda sia una rivisitazionedel tema stokeriano colocato in un futuro nondistante, invece che in un milieu gotico. Così non è: ’opera si segnala per a sua originalità e per adrammaticità cinematografica con a focalizzazione interna chediviene spesso soggettiva non solo nei pensieri, ma nelo sguardodi Robert Nevile, il protagonista, fisso sula mano che stringe il bicchieredel solito whisky. Cinematografiche sono pure e irruzionidei flash-back,dolorose rievocazionidi un passatodi affetti familiari, un passato per sempre perduto. Nel montaggio serrato stridono e sequenze introspettive con e azioni convulsedi Nevile mossodal’istintodi sopravvivenza in un mondo etteralmentedisumano. Ora che e persone, a causadi un misterioso contagio, si sono tramutate in morti semimorti ed in morti viventi, campeggia solitaria edisperata a figuradi Nevile. a sua solitudine è potente metaforadela condizione non tantodel’uomo nel’arida società contemporanea, quantodel’uomo ibero. a ibertà è anatema e condanna in una civiltà gremitada scervelati eda mutanti. ’unica fugadala solitudine è nel’effimera amiciziadi Robert con un cane e nel’amore impossibile con Ruth, un sentimento subito strozzato nel’inganno e nela tragedia. L’epilogo, con Nevile costretto in un culde sacdel’intreccio, è prevedibile, ma a riscattarlo concorrono a caratura narrativadel’autore, il ritmo nervoso, a scalfita pitturadele cose edei personaggi, col suggelodela fede assurda ma indomita nela propriadignità con cui il protagonista affronta a morte. Profetico e terribile, con una puntadi nichilismo, Io sono eggenda è un monito contro ’assuefazione al’orrore.