Gens vaga. Quando Cimbri e Teutoni fecero tremare Roma - 9788894218275

Gens vaga. Quando Cimbri e Teutoni fecero tremare Roma: "Gens Vaga" è la suggestiva descrizione che Tito Livio, con due sole parole, fece dei Cimbri, popolo errabondo e avvolto nelle nebbie indefinite della leggenda. Cimbri e Teutoni, a causa di una serie di catastrofi naturali e spinti dal desiderio di raggiungere una nuova "terra promessa", partono dallo Jutland intorno al 120 a. C. Discendono il corso dell'Elba, vengono respinti dai Celti Boi, e nell'anno 113 giungono a contatto con i Romani, nell'attuale Austria. È l'inizio di una scorribanda che sconvolgerà l'Europa, fino a minacciare la potenza capitolina. Cosa sarebbe successo se non fosse intervenuto Gaio Mario, homo novus, a prendere in mano le redini dell'esercito romano? La guerra cimbrica è uno dei conflitti più pericolosi e meno trattati, di tutta la storia di Roma. Le parole dei grandi storici, da Plutarco a Mommsen, da Livio a Valgiglio, conferiscono alla vicenda una connotazione epica, romantica, indimenticabile. È una storia che non si può ridurre a quel breve cenno che compare sui libri di scuola, perché grandi sono i suoi protagonisti. "Parva nunc civitas, sed gloria ingens", ci ricorda Tacito. Un popolo ora insignificante, ma ricco di gloria.
"Gens vague" is the evocative description which Livy, with only two words, he of the Cimbri, people, Wanderer wrapped in the mists indefinite of legend. Cimbri and Teutons, due to a series of natural disasters and driven by the desire to reach a new "promised land", depart from Jutland around 120 b.c. Descend the course of the Elbe, are repelled by the Celts Boi, and in the year 113 come into contact with the Romans, in what is now Austria. It is the beginning of a foray that will upset Europe up to threaten the Roman power. What would have happened if he hadn't intervened Gaius Marius, novus homo, to take over the reins of the Roman army? The Cimbrian war is one of the most dangerous conflicts and less processed, the history of Rome. The words of the great historians, from Plutarch to Mommsen, by Livy at Valgiglio, give each other an epic connotation, romantic, unforgettable. It is a story which cannot be reduced to that brief mention that appears in school books, why are its protagonists. "Parva sed nunc civitas, glory ingens," reminds us of Tacitus. A people now insignificant, but rich in glory.