Night studio. Un racconto intimo di Philip Guston. Ediz. a colori - 9788860101914

Night studio. Un racconto intimo di Philip Guston. Ediz. a colori: Aggirandosi tra le sale della retrospettiva inaugurata in suo onore nel 1980, solo tre settimane prima della sua morte, Philip Custon aveva osservato che quella era più di una semplice mostra, era un'intera vita vissuta. NightStudio, pubblicato dalla figlia otto anni più tardi, è a sua volta una vita vissuta: è il resoconto dolce e amaro di una riconciliazione e un tentativo di entrare nel mondo di un padre per il quale l'arte era un atto di intenso egotismo. Raccogliendo memorie personali, ma anche lettere e appunti di Philip Custon, nonché interviste a chi lo aveva conosciuto, l'autrice ricompone una storia privata che comincia nella New York degli anni trenta, dove i genitori si trasferiscono in seguito a un promettente esordio come muralisti. Grazie ai sussidi del New Deal, a Manhattan è spuntata una vivace comunità di artisti ossessionati dall'idea di purezza in pittura che negli anni cinquanta balzerà agli onori della cronaca come Scuola di New York. Custon, alla perenne ricerca di un linguaggio tutto suo e diffidente verso le illusioni dell'arte per l'arte, approda tardi alla pittura non oggettiva: il vocabolario lirico e le pennellate voluttuose gli valgono una discreta fama, suggellata da una retrospettiva al Cuggenheim già nel 1962. Ma alla fine gli oggetti avranno comunque la meglio. Nel 1968, in seguito a una paralizzante crisi creativa, le forme accumulate e negate per lungo tempo si materializzano in una cascata di immagini - prima semplici oggetti della vita quotidiana, poi figure enigmatiche e fumettistiche -, giudicate intollerabili dallo stesso mondo dell'
Wandering through the halls of the retrospective inaugurated in his honor in 1980, just three weeks before his death, Philip Custon had observed that this was more than just an exhibition, was a whole life lived. NightStudio, published by his daughter eight years later, is in turn a life lived: sweet and bitter is the account of a reconciliation and an attempt to enter the world of a father whose art was an act of intense egotism. Collecting personal memories, but also letters and notes by Philip Custon, as well as interviews with those who had known him, the author reconstructs a private story that begins in New York in the 1930s, where his parents moved after a promising debut as muralists. Thanks to the New Deal, subsidies in Manhattan is checked a vibrant community of artists obsessed with purity in painting in the fifties will snap to the headlines as the New York school. Custon, forever in search of a language all of its own and distrustful of the illusions of art for art, nonobjective painting arrives late: lyrical and voluptuous strokes vocabulary earned him a good reputation, sealed by a retrospective at Cuggenheim already in 1962. But eventually the objects will still have the upper hand. In 1968, following a crippling creative crisis, forms accumulated and denied for a long time materialize in a cascade of images-first simple everyday objects, then enigmatic figures comic-judged intolerable from the same world of