Gramsci e il «Biennio rosso». I consigli di fabbrica a Torino - 9788845703102

Gramsci e il «Biennio rosso». I consigli di fabbrica a Torino: «La fine della guerra ha aperto in tutto il mondo un periodo nuovo, profondamente diverso dai precedenti. In questo periodo i contrasti tra le due opposte classi sociali, tra chi comanda e chi dovrebbe ubbidire, tra chi è padrone dei mezzi di vivere e di produrre e chi per vivere deve vendersi a un padrone, tra chi è proprietario e chi è salariato, tra chi è ricco e chi è povero, sono diventati sempre più profondi. Vi è stato, anzi, un tempo, subito dopo la fine della guerra, in cui sembrava che i dominatori del mondo, cioè la classe dei proprietari, dei padroni, dei ricchi, stesse per venire travolta, come da una gigantesca ondata, dalla rivolta dei poveri, degli sfruttati, dei salariati, nei quali la guerra aveva sparso un malcontento enorme, ai quali, anzi, la guerra stessa aveva insegnato la ribellione. E la vittoria degli sfruttati sugli sfruttatori parve, in quel momento, possibile, soprattutto perché, sempre in conseguenza della guerra, correva il pericolo di andare distrutta tutta l'organizzazione economica che gli sfruttatori avevano creata e sulla quale si fondava il loro dominio. Quale in queste condizioni il dovere dei lavoratori, dei ribelli decisi a combattere per distruggere la società attuale e crearne un'altra, nella quale vi sia per tutti maggiore giustizia e più grande libertà? E evidente. I lavoratori dovevano lottare, approfittando delle condizioni eccezionali, per affrettare la caduta del regime attuale, dovevano lottare con violenza sempre più grande per strappare il potere ai loro nemici, e dovevano sempre più allontanarsi da questi loro nemici, e st
??The war opened worldwide a period again, deeply different from previous ones. In this period the contrasts between the two opposing social classes, between who rules and who should obey, among who is master of the means to live and produce and who to live must be sold to a master, among who owns and who is employed , between rich and poor, have become deeper and deeper. There was, indeed, a time after the war, when it seemed that the rulers of the world, namely the class of owners, masters, of the rich, was going to be overwhelmed, as by a giant wave, from the revolt of the poor, the exploited, wage-earners, in which the war had spread a huge discontent, to which, indeed, the war itself had taught the rebellion. And the victory of the exploited on exploiters seemed, at that moment, possible, especially because, in consequence of the war, was in danger of going destroyed all economic organization which the exploiters had created and on which based on their domain. Which under these conditions the duty of workers, rebels determined to fight to destroy the society and create another one, in which there will be for all of greater justice and greater freedom? And obvious. The workers had to struggle, taking advantage of the exceptional conditions, in order to hasten the fall of the current regime, had to contend with ever greater violence to wrest the power to their enemies, and they had to increasingly move away from their enemies, and St