Nel guscio - 9788806232740

Nel guscio: La gravidanza di Trudy è quasi a termine, ma l'evento si prospetta tutt'altro che lieto per il suo piccolo ospite. Ad attenderlo nella grande casa di famiglia (e nel letto coniugale) non c'è il legittimo marito di Trudy e suo futuro padre, John Cairncross, poeta povero e sconosciuto, innamorato della moglie e della civiltà delle parole, ma il fratello di lui, il ricco e becero agente immobiliare Claude. Dalla sua posizione ribaltata e cieca, il nascituro gode nondimeno di una prospettiva privilegiata sugli eventi in corso, ed è lui a metterci a parte di una vicenda di lutto e di sospetto dagli echi assai familiari. Certo, la scena non è quella corrotta e claustrofobica del castello di Elsinore. Certo, i due cognati fedifraghi, Trudy e lo zio Claude, non hanno regni nordici cui aspirare. Piuttosto a far gola ai due vogliosi amanti è l'edificio georgiano su Hamilton Terrace, decrepito ma d'inestimabile valore, incautamente ereditato da John, i cui pavimenti luridi e la cui onnipresente immondizia prendono il posto del marcio in Danimarca. Ma amletico è il crimine orrendo che il narratore vede (o meglio sente) arrivare, e amletico è pure il suo inesauribile flusso di pensieri dubitanti, gli stessi che hanno inaugurato al mondo la danza della modernità. Se nel testo shakespeariano l'origliamento, l'atto di spiare e raccogliere informazioni rovistando i recessi e gli anditi del regno, è spesso motore dell'azione, nel guscio l'udito è il senso privilegiato per ragioni fisiologiche, e a essere rovistati a pochissima distanza dal capo dell'inorridito narratore sono spesso e volenti
Trudy's pregnancy is almost over, but the event looks anything but happy for her little guest. Waiting for him in the large family home (and in the marital bed) there is not the legitimate husband of Trudy and his future father, John Cairncross, poor and unknown poet, in love with his wife and the civilization of words, but the brother of him, the rich and becero agent Real estate Claude. From his overturned and blind position, the unborn child nevertheless enjoys a privileged perspective on the events taking place, and it is he who separates us from a story of mourning and suspicion with very familiar echoes. Of course, the scene is not the corrupt, claustrophobic scene of Elsinore Castle. Of course, the two faith-in-law brothers-in-law, Trudy and Uncle Claude, have no Nordic kingdoms to aspire to. Rather than gorge the two lovers is the Georgian building on Hamilton Terrace, decrepit but priceless, recklessly inherited from John, whose lurid floors and whose ubiquitous garbage take the place of rotten in Denmark. But Hamlet is the horrendous crime that the narrator sees (or rather feels) coming, and Hamlet is also its inexhaustible stream of doubting thoughts, the same ones that inaugurated the dance of modernity to the world. If in the Shakespearean text the eavesdrop, the act of spying and gathering information rummaging through the recesses and the scrolls of the kingdom, is often the engine of action, in the shell hearing is the privileged sense for physiological reasons, and to be roughed up at very little distance from the head of the horrified narrator are often and willing