Dopo Warhol. Il pop, il postmoderno, l'estetica diffusa - 9788868435820

Dopo Warhol. Il pop, il postmoderno, l'estetica diffusa: La contemporaneità - ovvero l'epoca che viene «dopo Warhol» - ha conosciuto tre grandi processi di estetizzazione: il pop (dalla metà degli anni cinquanta agli inizi degli anni settanta), il postmoderno (dagli anni settanta alla fine degli anni ottanta) e l'estetica diffusa (dagli anni novanta fino a oggi). Questo studio individua alcuni momenti decisivi di questi passaggi in cui la realtà è stata concepita e vissuta essenzialmente come una costruzione estetica. La cultura pop, che trova in Warhol la sua figura paradigmatica, ha rappresentato la massima espressione estetica della tarda civiltà industriale dando una forma definitiva a ciò che oggi chiamiamo «secondo Novecento»: l'estetico inteso come consumo simbolico. Questo approdo estremo della modernità confluisce nella fase successiva del postmoderno, nel quale le pratiche più diverse rientrano in un'immensa strategia della simulazione e dell'ibridazione: kitsch, estetica del fake, citazionismo, culto dell'apparenza, finzione. Elaborando una continua erosione di ogni gerarchia culturale, il postmoderno ha aperto le porte a una fase post-storica dell'estetico, sempre meno rintracciabile nell'arte e sempre più presente nelle esperienze della quotidianità. Si giunge così al terzo momento, l'estetica diffusa o estetizzazione diffusa, che rappresenta la dimensione estetica della globalizzazione, dove estetizzazione significa fondamentalmente che anche il non estetico è pensato ed esperito come estetico. Quella che emerge è una radiografia di un passato prossimo che è la chiave per comprendere dinamiche ormai tanto autoeviden
The contemporary-or the time that is "after Warhol??-has experienced three major processes of aestheticism: the pop (from the mid-1950s to early 1970s), postmodernism (from the 1970s to late 1980s) and aesthetics (1990s to present). This study identifies certain decisive moments of these passages in which reality was conceived and lived essentially as an aesthetic construction. Pop culture, which is in the paradigmatic figure, Warhol represented the highest aesthetic expression of the later industrial civilization giving a final shape to what we now call "the second half of the twentieth century??: the aesthetic intended as symbolic consumption. This landing end of modernity into the next phase of postmodernism, in which the most varied practices fall into an immense simulation and strategy of hybridization: kitsch, aesthetics of fake, quotations, the cult of appearance, fiction. Developing a continuous erosion of every cultural hierarchy, postmodernism has opened the doors to a post-aesthetic historian, less and less detectable in art and increasingly present in the experiences of everyday life. This leads to the third moment, aesthetics diffuse or disseminated aestheticization, that represents the aesthetic dimension of globalization, where basically means that even the aesthetic not aestheticization is thought and experienced as aesthetic. What emerges is a radiograph of a present perfect which is the key to understanding the dynamics now so autoeviden