Grammatica umoristica. Storie di ministri, scrittori, manager e blogger sgrammaticati - 9788897549581

Grammatica umoristica. Storie di ministri, scrittori, manager e blogger sgrammaticati: Possiamo dire e scrivere le parolacce? La buona grammatica, che precede la buona scrittura, non esclude l'uso della parolaccia, non è una prassi contemplativa, ascetica, asfittica, salottiera e per signorotti ammuffiti. Forse che appare più elegante rifugiarsi in una sorta d'inglese virtuale, come fanno i mestieranti dei social network? Blogger, content manager, digital media strategist, web writer, web marketing manager, e chissà quanti altri ambigui personaggi nascono ogni giorno dal wikiconcepimento, diventano wikistudenti e si proclamano wikimanager: prudenza e buon senso, congiuntivi e punteggiatura, stile e contenuti scompaiono, schiacciati da coloro che in poco più di un decennio hanno fatto fuori tutto ciò che è stato prodotto dai tempi delle tre Corone fino a quelli di Tullio De Mauro & Co. Dunque: meglio una parolaccia pertinente e limpida! Siamo convinti di 'capirci', anche se il nostro discorso è diventato illusorio, impreciso e, molto di frequente, grottesco.
Can we say and write profanities? Good grammar, which precedes good writing, does not exclude the use of profanity, it is not a contemplative, ascetic, asphyxiated practice, salon and for mouldy lords. Perhaps it seems more elegant to take refuge in a kind of virtual English, as do the mestierants of social networks? Blogger, content manager, digital media strategist, web writer, web marketing manager, and who knows how many other ambiguous characters arise every day from wikiconception, become wikistudents and proclaim themselves wikimanagers: prudence and common sense, conjunctives and punctuation, style and content disappear, crushed by those who in little more than a decade have taken out everything that has been produced from the times of the three Crowns to those of Tullio De Mauro & Co. So: better a relevant and clear swear word! We are convinced to 'understand' each other, even if our discourse has become illusory, inaccurate and, very frequently, grotesque.