Il club degli uomini - 9788806233952

Il club degli uomini: Siamo alla fine degli anni Settanta e le donne, be', le donne parlano. Si riuniscono in collettivi e gruppi. Si organizzano. Si incazzano. E gli uomini, che fanno gli uomini quando sono tra loro, da soli? Per le donne resta un mistero, ma forse un po' anche per gli uomini, almeno a giudicare dalle perplessità del narratore quando Cavanaugh, un uomo di successo, senza crepe, lo invita a unirsi a «una normale occasione sociale al di fuori del lavoro e del matrimonio». E finisce così una sera nella taverna di uno sconosciuto, insieme ad altri sei, tutti non più giovani ma certo non ancora vecchi. Ognuno di loro ha un passato non abbastanza lontano per essere davvero dimenticato. Ognuno ha il ricordo di una donna posseduta come non si è posseduta nessun'altra. Ognuno ha perso qualcosa che teme di non poter trovare mai più. Ognuno sente il bisogno di confessare il proprio fallimento. Nonostante sia stato uno scrittore tutto sommato poco prolifico, già in vita Leonard Michaels era stato accostato ai grandi maestri della tradizione ebraica suoi contemporanei o poco più vecchi, come Saul Bellow, Bernard Malamud, Norman Mailer e Philip Roth. Michaels aveva un dono: ogni cosa che scriveva prendeva vita. La profondità con cui sapeva esplorare il cuore degli uomini, la sicurezza con cui si muoveva negli ambigui territori delle relazioni sentimentali, il controllo magistrale che aveva di ogni elemento della scrittura, ne hanno fatto l'oggetto, negli Stati Uniti, di un culto tanto profondo quanto diffuso anche a quindici anni dalla morte (avvenuta nel 2003).
It's the late seventies, and women, well, women talk. They gather in collectives and groups. They organize themselves. They're. And men, who make men when they are among them, alone? For women it remains a mystery, but perhaps also a little for men, at least judging by the narrator's perplexities when Cavanaugh, a successful man, without cracks, invites him to join "a normal social occasion outside of work and marriage". And so ends one evening in a stranger's tavern, along with six others, all not younger but certainly not old. Each of them has a past not far enough to be really forgotten. Everyone has the memory of a woman possessed as she has not possessed anyone else. Everyone has lost something they fear they will never find again. Everyone feels the need to confess their failure. Despite being a non-prolific writer, Leonard Michaels had already been approached by the great masters of the Jewish tradition his contemporaries or a little older, such as Saul Bellow, Bernard Malamud, Norman Mailer and Philip Roth. Michaels had a gift: everything he wrote came to life. The depth with which he knew how to explore the hearts of men, the security with which he moved in the ambiguous territories of romantic relationships, the masterful control he had of every element of writing, made it the object, in the United States, of a cult as deep as it was widespread even fifteen years after his death (which took place in 2003).