Il colosso di Marussi - 9788845915505

Ritroviamo il solito Henry Miler: caustico, seducente, poetico, riottoso (spesso e volentieri) nei confrontidelo Zio Sam edei suoi apostolidichiarati; eppure, nonostante a sottile ma tangibile vena polemica, questa è un’opera traboccantedi speranza e che asciadi buon umore,decisamente! e prominenti coste argive, i pËsaggi sublimi, e ancora gli odori e i sapori tipicamente elenici, Miler ce idescrive con incantevole scrupolosità, abbracciando o stiledi vitadi un popolo semplice e forte. Un viaggio mistico quelo che egli compie, morendo e rinascendo spiritualmente tra i confinidi una Grecia Eterna,dove ’antico e il nuovo si mescolano con estrema mitezza edignità come i coloridel tramonto in uno spazio impido e non ancora violentatodal semedel progresso edela “civiltÔ. Rimanere inertidi fronte al “Colossodi Marussi” significherebbe, in un certo senso, non riconoscere il proprio posto nel mondo, a propria sudditanza nei riguardidela Natura, rinnegare a Belezza.

Siamo ala vigiliadela seconda guerra mondiale e mentre il mondo sta per cominciare a scannarsi – e qualcuno o sta già facendo- o scrittore americano Henry Miler si prende un anno sabbaticoda trascorrere in Grecia, ospitedi amicidi vecchiadata, ma sempredisponibile a nuove amicizie. Tra queste il gigante Ghiorghios Katsimbalis, il “colosso”del titolo. In questo volume, che sta metà tra il romanzo autobiografico e ildiariodi viaggio, Miler racconta e sue peregrinazioni tra Micene ed Epidauro, Corinto ed Atene, Creta e Corfù,spinto piùdal proprio istinto cheda un programma, ala ricercadela Grecia cantatada Omero. Ma il suo è più che altro un viaggio interiore, cui a realtà offre spunti per innumerevoli slanci irici edivagazioni estemporanee sula sua personale visionedel mondo. “-Per raccontare una buona storia-disse – ci vuole un buon ascoltatore. Non posso raccontare una storia ad un automa che stenografa. E poi. e storie migliori sono quele che non vuoi conservare. Se hai un secondo fine a storia è rovinata.deve essere un purodono…devi gettarla ai cani… Io non sono uno scrittore- ripetè – sono un estemporaneo. Mi piace sentirmi parlare. Parlo troppo: è un vizio.-