Satura - 9788804700654

Satura: Quindici anni dopo "La bufera", "Satura" - il quarto libro di Eugenio Montale - contribuì nel 1971 a dare alla voce del grande poeta una sorprendente nuova fisionomia. Una novità costruita su due diversi movimenti: il primo, più breve, "Xenia I e II", si fonda sulle emozioni legate alla scomparsa della moglie; il secondo, "Satura I e II", si rifa alla "satura" latina, ed è articolato con caustica ironia nell'osservazione critica di una realtà in vistoso mutamento. Netta, quindi, la distanza dal precedente capolavoro; infatti, scrive Romano Luperini, qui l'ormai classica pronuncia di Montale «tende decisamente alla discesa, l'abbassamento è costante, la direzione prosastica e desublimante prevalente. Nel linguaggio, nel tono, nella metrica si riprende la linea prosastica già affiorante negli "Ossi". [...] L'allegorismo persiste, ma non è più propositivo, bensì apocalittico e giudicante: non canta il valore, ma prende atto del disvalore dilagante e attesta ormai solo un coraggio di vivere ridotto ad atto privato. Luci e barbagli del vecchio splendore s'illuminano solo a intermittenza, sempre più affievoliti». Su certi aspetti, essenziali in questo nuovo, e fortemente comunicativo percorso montaliano, insiste anche Franco Fortini, che sottolinea «il dimesso quotidiano» del tono che avvolge e coinvolge la figura della moglie, evidenzia la felice tendenza di Montale a creare personaggi, ma considera anche la sua necessità di farsi «poeta "comico" di un mondo» ormai «già toccato di senilità». Grazie all'ampio commento di Riccardo Castellana possiamo tornare ad apprezzare questa i
Fifteen years after "The Storm", "Satura" - the fourth book by Eugenio Montale - helped in 1971 to give the voice of the great poet a surprising new physiognomy. A novelty built on two different movements: the first, shorter, "Xenia I and II", is based on the emotions related to the disappearance of his wife; the second, "Satura I and II", refers to the Latin "saturation", and is articulated with caustic irony in the critical observation of a reality in conspicuous change. The distance from the previous masterpiece is therefore clear; in fact, writes Romano Luperini, here the now classic pronunciation of Montale "tends definitely to the descent, the lowering is constant, the prosaistic and desolation direction prevailing. In language, in tone, in the metric takes up the prosastic line already emerging in the "Bones". [...] Allegorism persists, but it is no longer proactive, but apocalyptic and judgmental: it does not sing the value, but takes note of the rampant disvalue and now attests only to a courage to live reduced to a private act. Lights and beards of the old splendor light up only intermittently, more and more faded." On certain aspects, essential in this new, and strongly communicative Montalian path, also insists Franco Fortini, who emphasizes "the daily discharge" of the tone that envelops and involves the figure of his wife, highlights the happy tendency of Montale to create characters, but also considers his need to become "comic poet" of a world" now "already touched by senility". Thanks to Riccardo Castellana's extensive commentary, we can return to appreciate this