Italia senza nazione. Lingue, culture, conflitti tra Medioevo ed età contemporanea - 9788822903914

Italia senza nazione. Lingue, culture, conflitti tra Medioevo ed età contemporanea: «Dante che dovea essere il principio di tutta una letteratura, ne fu la fine». La frase di De Sanctis riassume la contraddizione della tradizione letteraria italiana, caratterizzata da una vocazione alla supplenza politica e da una vera e propria ossessione istituzionale. Non è un caso che la Storia della letteratura italiana del De Sanctis possa essere considerata il libro-manifesto dell'Italia come "comunità immaginata". In questo volume, la letteratura e la cultura italiana, in una lunga durata che va dal Medioevo dei Comuni al dibattito sul New Italian Epic, sono il luogo in cui si sviluppa "l'estroflessione" caratteristica dell'Italian Thought, cioè di quella tendenza del pensiero italiano a esprimersi secondo modalità e tipologie non filosofiche proprio in ragione del particolare rapporto che esso intrattiene con le istituzioni e con la politica. I contributi qui riuniti dimostrano come questo produca un sistema simbolico-linguistico continuamente in tensione, che non costruisce un discorso identitario, ma anzi lo disfa e lo deterritorializza in continuazione, costruendo nuovi spazi di ospitalità culturale e politica.
"Dante, which was to be the beginning of a whole literature, was the end of it." De Sanctis's sentence sums up the contradiction of the Italian literary tradition, characterized by a vocation to political substitute and a real institutional obsession. It is no coincidence that the History of Italian Literature of De Sanctis can be considered the book-manifesto of Italy as "imagined community". In this volume, Italian literature and culture, in a long duration ranging from the Middle Ages of the Commons to the debate on the New Italian Epic, are the place where the "extroflexion" characteristic of Italian Thought develops, that is, that trend of thought Italian to express itself in non-philosophical ways and types precisely because of the particular relationship it has with institutions and with politics. The contributions gathered here show how this produces a continuous symbolic-linguistic system in tension, which does not build an identity discourse, but rather dedoes it and deterritorializes it continuously, building new spaces of cultural hospitality politics.