Michele Cea. La mia arte? Un grido e basta e ognuno faccia il verso che vuole! Ediz. illustrata - 9788860529930

Michele Cea. La mia arte? Un grido e basta e ognuno faccia il verso che vuole! Ediz. illustrata: «"Il caso non esiste" (Voltaire). "Dipendiamo da incroci di spazi, di tempi, di incontri" (La Fontaine). È da una vita che lo sostengo. Anche perché ne ho sempre avuto la conferma. Come mi è accaduto anche con Salvatore Morgante. 2014. Era di sabato. Mi ritrovai a percorrere una strada che non rientrava nel mio itinerario di quel giorno. Incontrai un amico e collega giornalista. Mi disse che mi aveva cercato poiché un giovane artista di Favara, a due passi da Agrigento, dopo aver chiesto e ottenuto d'entrare fra i miei contatti su Facebook, desiderava un commento critico sul percorso pittorico che aveva iniziato solo da qualche mese, ma non osava contattarmi in tal senso poiché "terrorizzato" dalla mia severità di critico. Ci risi sopra. Gli telefonai. Gli parlai. Lo incontrai. Lo lanciai. E, dopo appena qualche mese, Salvatore Morgante, artista eclettico, straordinario, polivalente, irrefrenabile, uscì con il suo primo catalogo, ovviamente curato da me, e iniziò a esporre in Italia e in tutto il mondo, con un successo sempre cresciuto e consolidatosi nel tempo. Un pomeriggio, a casa sua, mi parlò di Michele Cea, facendomi vedere i suoi lavori. Fui colpito da un estro cucito a carne viva in esiti di tormentate quietudini. Fui schiantato dal tragico "finis" del suo prematuro, assurdo ma coerente congedarsi dalla Vita dopo aver contrassegnato/configurato, e in specie come allerta e monito "a futura memoria", ogni tappa della sua laicissima "Via crucis" su troppi sentieri lastricati di chiodi. Scrissi qualcosa sul primo catalogo a cura di Nicola e Lina (subito divenuti Amici c
"The case does not exist" (Voltaire). " We depend on intersections of spaces, times, encounters" (La Fontaine). I've been supporting him for a lifetime. Also because I've always had confirmation of it. As happened to me with Salvatore Morgante. It was on a Saturday. I found myself walking down a road that was not part of my itinerary that day. I met a friend and fellow journalist. He told me that he had sought me because a young artist from Favara, a stone's throw from Agrigento, after asking and getting to enter my contacts on Facebook, wanted a critical comment on the pictorial path that had only begun a few months, but did not dare to contact me in this regard because "terrorized" by my severity as a critic. I laughed on it. I phoned him. I spoke to him. I met him. I threw it. And, after just a few months, Salvatore Morgante, eclectic artist, extraordinary, multipurpose, irrepressible, came out with his first catalog, obviously curated by me, and began to exhibit in Italy and all over the world, with a success always grown and consolidated over time. One afternoon at his house, he told me about Michele Cea, showing me his work. I was struck by an extrovert sewn to live flesh in outcomes of tormented stillness. I was crushed by the tragic "finis" of his premature, absurd but coherent farewell to Life after marking/configured, and especially as an alert and warning "to future memory", every stage of his lay "Via crucis" on too many paths paved with nails. I wrote something about the first catalogue edited by Nicola and Lina (immediately become Friends c