«Il Principe» di Machiavelli quattro secoli dopo la morte del suo autore - 9788876066757

«Il Principe» di Machiavelli quattro secoli dopo la morte del suo autore: Per quale ragione si legge ancora Machiavelli? Secondo Gaetano Mosca, «perché quest'uomo che pretese di insegnare ai suoi simili le arti dell'inganno, fu come scrittore uno dei più sinceri che mai siano stati al mondo. Quella che è l'onestà professionale dello scrittore, la quale consiste nell'esporre al lettore il vero pensiero di colui che scrive senza curarsi del successo o dell'insuccesso del libro, egli la possedette in grado eccezionale. E questa volta la sincerità ebbe fortuna, perché molto contribuì a far gustare il contenuto del Principe. Mosca, ci restituisce un Machiavelli, poco machiavellico, soprattutto quando sottolinea, che se egli «fosse stato davvero un furbo ed un arrivista avrebbe, dato il suo ingegno, fatto una carriera assai più brillante, non sarebbe morto povero e si sarebbe ben guardato dallo scrivere il Principe. Giacché i veri furbi di tutti i tempi e di tutti i paesi sanno benissimo che la prima regola della loro arte consiste nel non rivelare agli altri i segreti del proprio giuoco»
Why do we still read Machiavelli? According to Gaetano Mosca, "because this man who pretended to teach his fellows the arts of deception, was as a writer one of the most sincere who have ever been in the world. What is the professional honesty of the writer, which consists in exposing to the reader the true thought of the one who writes without caring about the success or failure of the book, he possessed it to an exceptional degree. And this time sincerity was lucky, because much contributed to the taste of the content of the Prince. Moscow, gives us a Machiavelli, not very Machiavellian, especially when he points out, that if he "had been really a cunning and an arrivist he would have, given his ingenuity, made a much more brilliant career, he would not have died poor and he would have been careful not to write the Prince. For the true cunning of all times and of all countries know very well that the first rule of their art consists in not revealing to others the secrets of their own game."