Uscirne vivi - 9788806229054

Uscirne vivi: "Dear life", cara vita... Il titolo originale della tredicesima raccolta di storie di Alice Munro sembra la consueta formula epistolare di un pacificato congedo. Ma ha anche, nel contesto narrativo e nell'espressione idiomatica da cui proviene, il senso di un pericolo appena scampato. Scrivere alla vita, dunque, per uscirne vivi. Con l'urgenza di ogni fuga, un'impazienza nuova che si manifesta in un inedito nitore. Quello della narratrice di "Ghiaia", il cui disincanto e tormento esistenziale sembrano raccontati dalla prospettiva raggiunta di una lucidità imperturbabile. O del protagonista fuggiasco di "Treno", che attraversa le stazioni della propria esperienza e di quella altrui con lo sguardo di un semplice passeggero a bordo della vita. Quello che segue i percorsi mentali della vecchia di "In vista del lago" e del suo sconclusionato viaggio verso un passato irrecuperabile. Un nitore che connota anche la lingua di pagine nelle quali Munro concede alla sua prosa un'ulteriore, estrema libertà, asciugando le proprie frasi come pietre, spolpandole fino all'osso. Ossa di storie, voci lontane e ancora vive, sguardi, una parsimonia di parole, ellittica e più che mai essenziale. Ecco che cosa resta da dire, ecco che cosa trova il lettore in "Uscirne vivi": tracce di materiale radioattivo, lo stesso, pericoloso e potente, che ha attraversato, illuminandole, tutte le storie. Il residuo secco. Le prime e le ultime cose, rivela Munro, il bandolo di un mondo realizzato in sessant'anni.
"Dear life", dear life ... The original title of the thirteenth collection of stories by Alice Munro seems the usual epistolary formula of a pacified. But it has also, in the narrative context and in the idiom comes from, the sense of danger just escaped. Write to life, so to get out alive. With the urgency of each flight, a new impatience which manifests itself in an unprecedented clarity. The narrator of "Gravel," whose disenchantment and existential torment seem as told from the perspective of an imperturbable lucidity is reached. The protagonist's runaway train, or running through the stations of its own experience and that of others with the look of a mere passenger on Board of life. The following mental paths of the old "In view of the Lake" and of his rambling journey toward an irrecoverable past. A clarity that connotes also the language of pages when Munro grants his prose further, extreme freedom, drying their sentences like stones, spolpandole to the bone. Bones of the stories, voices and still alive, looks, a thrift, elliptical and more essential than ever. Here's what's left to say, here's what is the reader to "get out alive": traces of radioactive material, the same, dangerous and powerful, which crossed, enlightening them, all the stories. The dry residue. The first and last things, reveals the crux of a world made of Munro, 60.