C'era una volta il film. Intorno al 1968/1972. Ediz. illustrata - 9788849232943

C'era una volta il film. Intorno al 1968/1972. Ediz. illustrata: Le interviste riportate nel volume, realizzate per la rivista Filmcritica e dedicate ad alcuni tra i maggiori autori cinematografici di sempre, non costituiscono soltanto una mappa dei concetti legati al film e relativi alla feconda temperie culturale dei primi anni Settanta, ma anche una sorta di manuale di pensiero cinematografico cui poter attingere nel presente. Ci troviamo, difatti, al cospetto di una vera e propria rivoluzione del mondo audiovisuale, rappresentata dal digitale e i materiali presenti in questo libro costituiscono un riferimento importante per tutti coloro che si avvicinano alla produzione di immagini, oltre che un documento prezioso su una delle pagine essenziali della storia del cinema moderno. Negli anni Sessanta e Settanta, come nei decenni precedenti, con le dovute distinzioni, fare cinema significava pensare e vivere la propria vita in modo interrogativo, suscitando concetti, interpretando fatti, scegliendo il luogo e la distanza dal soggetto di un'inquadratura quale atto etico, individuale e di assoluta serietà. Inoltre, come si evince dalla Conversazione con Jean-Marie Straub, "È lo stesso lavoro che fanno i poeti. Prendono una lingua che in molti casi è diventata rigida, è diventata un sistema, un'abitudine, dunque una lingua morta e, d'un colpo, cercano di fare delle cose che non erano state fatte o che si era dimenticato di fare da molto tempo."
Interviews given in volume, realized for the magazine Filmcritica and dedicated to some of the greatest filmmakers of all time, are not only a map of concepts related to the movie and related to the fertile cultural climate of the early seventies, but also a kind of cinematic thinking where to draw on in this manual. We are, in fact, in the presence of a real revolution in the world of digital and audiovisual, represented by materials in this book are an important reference for all those who approach the production of images, as well as a valuable document on one of the pages of the history of modern cinema. In the 1960s and 1970s, as in previous decades, with the necessary distinctions, filmmaking meant to think and live their lives so mark, provoking concepts, interpreting facts, choosing the place and distance from the subject of a shot as an act of ethics, individual and absolute reliability. Also, as you can see from that conversation with Jean-Marie Straub, "is the same work they do poets. Take a language that in many cases has become stiff, has become a system, a habit, so a dead language and, all of a sudden, they try to do things that had not been made or that he had forgotten to do for a long time. "