I rifugiati - 9788854515246

I rifugiati: «In un paese dove i beni di proprietà erano l'unica cosa che contasse, non avevamo niente che ci appartenesse, a parte le storie». Così suona un passo contenuto in uno dei magnifici racconti di questo libro che Viet Thanh Nguyen ha voluto dedicare ai «rifugiati sparsi in tutto il mondo». È l'affermazione di una giovane vietnamita, la cui infanzia, in fuga dagli orrori della guerra, è stata segnata dalla drammatica esperienza di un barcone alla deriva e dalla morte del fratello ragazzino. A un certo punto della sua adolescenza negli Stati Uniti, la donna si imbatte nell'esperienza propria di ogni rifugiato: scoprire di non possedere niente, se non le storie, raccontate dai genitori o serbate nel proprio personale ricordo, che mostrano l'impossibilità di voltare le spalle al passato, alle persone e alle cose del vecchio mondo perduto. Come «indumenti abbandonati dai fantasmi», esse riaffiorano inevitabilmente. L'impossibilità dell'oblio che, come un macigno, pesa sulla necessaria ricerca di nuove identità ed appartenenze attraversa da cima a fondo tutte le storie narrate in questo libro. Dal giovane Liem che non riesce più a riconoscere sé stesso nell'istante in cui apprende davvero che cosa significa a San Francisco dire di due maschi che sono una coppia «in senso romantico»; alla proprietaria del New Saigon Market che nella sua bottega, uno dei pochi posti a San Jose dove i vietnamiti possono acquistare il riso al gelsomino e l'anice stellato, vede riapparire i fantasmi della guerra nella persona della signora Hoa, ossessionata dall'idea della vendetta nei confronti dei com
"In a country where property was the only thing that mattered, we had nothing that belonged to us, apart from stories." So it sounds like a passage contained in one of the magnificent stories of this book that Viet Thanh Nguyen wanted to dedicate to the "refugees scattered all over the world". It is the affirmation of a young Vietnamese girl, whose childhood, fleeing the horrors of war, was marked by the dramatic experience of a boat adrift and the death of her little brother. At some point in her adolescence in the United States, she comes across the experience of every refugee: discovering that she possesses nothing but the stories, told by her parents or stored in her own personal memory, which show the impossibility of turn our backs on the past, the people and things of the lost old world. As "ghost-abandoned garments", they inevitably resurface. The impossibility of oblivion that, like a boulder, weighs on the necessary search for new identities and belongings crosses from top to bottom all the stories narrated in this book. From the young Liem who can no longer recognize himself the moment he really learns what it means in San Francisco to say of two males who are a couple "in a romantic sense"; to the owner of the New Saigon Market who in her shop, one of the few places in San Jose where Vietnamese can buy jasmine rice and star anise, sees the ghosts of war reappear in The person of Mrs. Hoa, obsessed with the idea revenge against the