Castelli di carte. La XIV Triennale di Milano, 1968 - 9788874623730

Castelli di carte. La XIV Triennale di Milano, 1968: Questo libro è il racconto della XIV edizione della Triennale di Milano e in particolare della Mostra Internazionale del Grande Numero curata da Giancarlo De Carlo, che ne doveva essere il fulcro. Durante l'inaugurazione, il 30 maggio del 1968, essa venne occupata e distrutta dalla contestazione studentesca a due ore dalla sua apertura al pubblico. Episodio straordinariamente attuale della storia dell'arte e dell'architettura italiana e internazionale, della mostra si conoscono le vicende legate alla sua occupazione, ma poco o nulla si sa delle opere, dei padiglioni e degli ambienti commissionati ai protagonisti invitati a parteciparvi. Arata Isozaki, Alison e Peter Smithson, Shadrach Woods, Aldo van Eyck, il gruppo Archigram, Archizoom, Gyorgy Kepes, Hans Hollein, Marco Bellocchio con lo stesso De Carlo, Renzo Piano con il Center for the Studies of Science and Art di Londra sono solo alcuni dei protagonisti di un'esposizione mai vista, che poneva l'accento sull'opera come processo, sull'architettura come ambiente e sul rifiuto dell'oggetto come merce.
This book is the story of the fourteenth edition of the Triennale di Milano and in particular of the international exhibition of large number curated by Giancarlo De Carlo, who was to be the centerpiece. During the inauguration, on 30 May of 1968, it was occupied and destroyed by the student protest at two hours since it opened to the public. Episode extraordinarily timely in the history of Italian art and architecture and international, of the show you know the events related to his occupation, but little or nothing is known of the works, the halls and rooms were commissioned to the protagonists invited to participate. Arata Isozaki, Alison and Peter Smithson, Shadrach Woods, Aldo van Eyck, the Group Archigram, Archizoom, Gyorgy Kepes, Hans Hollein, Marco Bellocchio with De Carlo, Renzo Piano with the Center for the Studies of Science and Art in London are just some of the stars of a show ever seen, which placed an emphasis on the work of art as a process, architecture as environment and on the refusal of the object as a commodity.